Isole Kei : le colorate

kei Molucche le isole colorate

Kei le isole colorate, un luogo magico e incantevole. Le Kei sono davvero colorate e non solo dell’azzurro intenso del mare, ma anche nell’arancio e rosso dei tramonti, nel rosa, giallo, verde, delle casette sparse nei villaggi.

kei le isole colorate oltre le spiagge

Sicuramente si sceglie di viaggiare verso le isole Kei per le godere delle spiagge, definite tra le più belle al mondo. Ma noi viaggiatori inquieti, non ci siamo limitati a fare una semplice vita di mare e abbiamo voluto vedere e capire di più.

Se volete sapere di più sulle isole Molucche e le Kei leggete la pagina e gli articoli

tual kampung pelangi

Se parliamo di colore è impossibile non menzionare il Tual Kampung Pelangi, un misero quartiere fatto di semplici baracche. In molti luoghi dell’Indonesia, la popolazione ha avuto questa bella idea di trasformare con vere esplosioni di colore le vecchie case decadenti. Ogni abitazione, compresi i tetti, vicoli e ponticelli, sono state colorati vivacemente, riportando vita a questi luoghi e rendendoli imperdibili per gli Instagrammer di tutto il mondo.

Anche noi ci siamo divertiti a scattare fotografie tra le case colorate, parlando con la gente del posto, che sembrava risplendere dei colori che li circondava, e ci siamo sentiti parte di questo stupendo pelangi ( arcobaleno).

scritte che passione

Gli indonesiani non sono sobri, su questo non abbiamo nessun dubbio e quando costruiscono qualcosa amano farlo in maniera esagerata e che sia ben visibile. Da diversi anni oltre gli immancabili cuori e nidi, sono nate le grandi scritte, quasi ogni luogo ha la sua scritta a caratteri cubitali.

Se all’inizio le detestavamo, perché secondo noi rovinano i panorami, con il tempo ci siamo (quasi) affezionati e adesso le fotografiamo tutte. Chissà, magari con la speranza che un giorno questa moda passi e rimanga solo un ricordo da vedere in una fotografia.

Molucche isole kei Tomba di Nen Dit Sakmas, e la filosofia Larvul Ngabal

Ci siamo fermati per caso di fronte al sito della tomba di Nen Dit Sakmas, l’eroina che ha creato la legge chiamata Larvul Ngabal, in altre parole, la filosofia della vita delle persone Kei. Questa filosofia è alla base della formazione delle 7 leggi consuetudinarie.

  • 1. Uud entauk atvunad (la nostra testa poggia sulla nostra nuca). Deve essere assicurato che il governo protegga e garantisca la vita delle persone.
  • 2. Lelad ain fo mahiling (il nostro collo è rispettato, glorificato). La vita è nobile e quindi la propria vita deve essere preservata.
  • 3. Uil nit enwil rumud (la pelle del suolo copre i nostri corpi). Un apprezzamento dell’onore, del buon nome e della dignità umana. Pertanto l’onore degli altri deve essere riconosciuto e non deve essere offuscato.
  • 4. Lar nakmot na rumud (sangue coperto nel corpo). Il corpo umano deve essere onorato in modo che non sia permesso commettere omicidi o torture. È proibito spargere sangue ferendo altri o se stessi.
  • 5. Rek fo kilmutun (il matrimonio dovrebbe essere al suo posto per mantenerlo puro e puro). Le famiglie devono essere rispettate, perché il matrimonio è la volontà di Dio.
  • 6. Morjain fo mahiling (un luogo in cui le donne devono essere rispettate, esaltate). È un apprezzamento delle donne come le creature più rispettate e stimate. Il divieto di ogni forma di atto immorale che leda la dignità della donna.
  • 7. Hira in ni foi ni, lo ha fatto (la proprietà delle persone resta loro, la nostra resta nostra). Una regola fondamentale che garantisce e riconosce la proprietà di beni altrui.

Una filosofia che mette in evidenza lo stile di vita e il carattere di questo popolo.

acqua che scorre

Kei le isole colorate sorgenti di Evu

Che il verde delle isole Kei voglia la sua acqua quotidiana è un dato di fatto, infatti anche nella breve stagione più secca, piove. I forti temporali esplodono improvvisamente, sono violenti ma brevi e lasciano posto a ore di soleggiamento. Questo clima rende le isole Kei ricche di acqua, tante sono infatti le cascate e cascatelle da poter ammirare, siamo arrivati fino al villaggio di Evu, per vedere le fresche e pure acque sorgive, che sgorgano dalla collina buttandosi nel grande lago salato.

Bukit Masbait (Calvaria Hill)

La gente di Kei è molto religiosa e oltre le grandi chiese e moschee ci sono altri luoghi di culto, uno di questi è Bukit Masbait. Questo santuario si trova sulla strada per la spiaggia di Ohoidertawun, in cima alla collina più alta di Kei Kecil. Non abbiamo trovato subito la strada giusta, Google Maps ci tradiva indicandoci un sentiero erboso che non portava a nulla. Ci abbiamo riprovato e riprovato, imboccando varie stradelle tra le abitazioni e finalmente dopo vari tentativi abbiamo trovato questo sito religioso.

Un sentiero abbastanza facile porta fino alla vetta, da cui si gode una bella vista sulle isole. Sulla cima del colle si trova una statua di Gesù Redentore ( molto simile a quella di Rio de Janeiro ) e una grotta con l’immagine della Madonna, che è meta di pellegrinaggi e preghiere.

Goa Hawang

Kei le isole colorate, ci regalano ancora sorprese, siamo arrivati fin nel villaggio di Letvuan. In questa sperduta località si trovano due grotte conosciute come Goa Hawang, che nella lingua locale significa diavolo. Le grotte hanno grandi stalattiti sospese in laghetti di acqua fresca, di un incredibile colore blu, cangiante e scintillante.

Per vederle nel massimo splendore la gente del luogo consiglia di arrivare verso mezzogiorno quando la luce del sole risplende all’interno della grotta. Noi siamo arrivati in una mattina nuvolosa ma il colore era lo stesso incredibilmente bello e scintillante.

Goa Hawang ha una sua leggenda, che racconta la storia di un cacciatore di cinghiali che andò a caccia con i suoi cani. Un cinghiale inseguito dal cacciatore si rifugiò nella grotta, il cacciatore non riusciva a stanarlo, allora frustrato e stanco bevve l’acqua della grotta e si lamentò della sua amarezza. Continuò a brontolare e a dire parole indecenti, allora gli spiriti della caverna lanciarono una maledizione e trasformarono lui e i suoi cani in pietre per l’eternità.

i rompong

In Indonesia i pescatori utilizzano grandi e particolari zattere di bambù galleggianti, chiamate tradizionalmente rompong. I rompong sono posizionati in mare aperto vicino alle barriere coralline, diventano così un habitat galleggiante che attira piccoli pesci e altra vita marina. Poco alla volta i piccoli pesci ne fanno la propria tana stazionando sotto il rampong, non passa molto tempo prima che anche i pesci più grandi ne siano attratti, e a quel punto la pesca ha inizio.

Spesso I pescatori catturano i piccoli pesci nelle reti e li appendono in acqua come esca per attirare i grandi animali pelagici. Tra i tanti pesci attratti dalle esce dei rompong, ci sono anche gli splendidi squali balena, che normalmente hanno una dieta planctonica. Fortunatamente i pescatori locali ritengono la loro presenza come un augurio di buona fortuna, e non li pescano, ma non sempre è così.

squali balena

Lo spinnamento dello squalo è una pratica crudele che consiste nella rimozione delle pinne, viene fatto direttamente in mare e consente ai pescherecci di incrementare i profitti, poiché devono immagazzinare e trasportare solo le pinne. La carne di squalo è ingombrante e poco redditizia rispetto alle pinne, che invece sono molto costose e richieste, soprattutto in Cina, dove sono usate per la famosa zuppa, e per molti preparati della medicina cinese.

Purtroppo abbiamo avuto un nodo in gola vedendo in vendita al mercato di Langgur, quello che pensiamo essere le pinne di squalo balena. Sicuramente sarà stato un caso, o forse ci siamo sbagliati e non erano pinne di squalo balena. Però in quel momento ci ha assalito una reazione di forte disagio, giusta o ingiusta dipende come sempre da quale angolazione si guarda. Noi viaggiatori occidentali amanti dell’ambiente, spesso ci scordiamo che non in tutto il mondo le regole sono uguali. In molti paesi ogni cosa sia commestibile e vendibile, serve a sfamare il popolo. La verità è che, spesso le culture sono troppo diverse, e noi dopo tanti anni di viaggi, abbiamo l’illusione di avere imparato a osservare e a non giudicare, ma purtroppo non sempre capiamo.

TUAL/ LANGGUR UNA O DUE CITTà

La città principale è in realtà divisa in due, Tual e Langgur, collegate da un ponte tra le due isole Pulau Dullah e Kei Kecil. La maggioranza della popolazione è cristiana cattolica, e convive con una minoranza musulmana. Abbiamo trovato piacevole passeggiare per le due città, dove la gente vive ancora ai bordi delle strade facendo antichi mestieri. Sono proprio le città Indonesiane e dell’intera Asia, a darci questa sensazione di essere sospesi nel tempo, negozi di cellulari super moderni si alternano a ciabattini e venditori di timbri, a moto-toko ( negozio sulla moto) che vendono ogni tipo di merce. Alla musica rock e il ballo unito alle preghiere e a canti popolari, alle porte delle case aperte e al solito allegro caos …

kei le isole colorate il mercato di langgur

Il colore, i sorrisi, la merce, l’anima delle isole Kei si concentra nel animato mercato di Langgur, un luogo irresistibile e bello quanto le sue spiagge. Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore le risate delle donne che vendono nei loro banchi pesce e verdure freschissimi. I bemo multicolore che trasportano la gente arrivata dai villaggi per fare la spesa, lo stupore negli occhi di chi trova curioso vedere sei occidentali scattare foto a pesci, cipolle e zucchine.

kei le isole colorate la gente

Ancora una volta il vero valore aggiunto di questo viaggio fuori rotta, è stato il contatto con la popolazione locale, genuina, sorridente e vera. Certo, la famosa sabbia è veramente quanto di più soffice e bianco si possa immaginare, e le spiagge sono talmente belle da sembrare cartoline.

kei bambini

Vogliamo essere sinceri, di spiagge e mare bello il mondo ne è pieno, è assurdo venire fino qua dall’Italia solo per fare vita di mare. Il vero e unico motivo che ci dovrebbe spingere a viaggiare fuori rotta, è la scoperta di luoghi poco contaminati dal turismo di massa, dove ritrovare un mondo antico. Alla ricerca di un contatto vero e diretto con la popolazione, che (forse) come alle Kei, ha molto meno materialmente, ma possiede la vera ricchezza, quella del sorriso.

Se potessi starei sempre in viaggio

23 Comments

  1. I tuoi articoli mi fanno conoscere una parte di mondo a me completamente estranea. E lo fanno in modo affascinante e approfondito che parla della gente, della cultura e delle tradizioni. Mi piacciono molto i colori di queste isole e sono molto ammirata dalla filosofia di vita della gente. Peccato per la pesca delle pinne di squalo ma che dire… ogni cultura ha la sua parte di crudeltà verso gli animali forse solo per confermare la nostra superiorità

  2. Ma sai che queste isole non le avevo mai neanche sentite nominare? Ho letto tutto d’un fiato il tuo articolo e trovo che siano affascinanti. Quasi quasi ci faccio un pensierino!

  3. Tutto qui ha dei colori bellissimi: le spiagge, le case, il paesaggio. Un angolo di mondo variopinto che nemmeno questa volta conoscevo e ti ringrazio come sempre per avermi permesso di fare un viaggio virtuale.
    Fa un po’ impressione la pesca dello squalo balena, che mi ha ricordato un po’ quello che mi raccontarono in Norvegia della pesca alla balena: una pratica crudele, che ha forti legami con la cultura di un luogo.

  4. Ho dovuto cercare queste isole sulla mappa perché non avevo idea di dove fossero esattamente ubicate. In un luogo decisamente remoto, questo è certo! E lo splendore di questi posti si deve proprio al fatto che sembrano quasi irraggiungibili. Penso che gli indonesiani abbiamo capito come funziona Instagram e per questo che creano scritte cosi grandi e colorino tutto, no?

  5. Che belle foto Bru! Mi ricordano tanto il mio viaggio in Indonesia, i colori dei fiori sugli altarini per strada, le ragazze che ti chiamano per parlare fuori dai negozi, le tante persone che ho conosciuto e con cui ho condiviso tanti giorni spensierati. Sì, l’Indonesia è i sorrisi di quella gente che pare non avere niente, ma possiede invece tutto ciò di cui si ha bisogno. Emozionante!

  6. Cosa dire se non: Wow!! Ogni giorno ci fai sognare portandoci con te in luoghi magaci, che sembrano fuori dal mondo.

  7. Dì la verità, ormai è chiaro che il tuo obiettivo è quello di farci innamorare delle Kei: ma con me hai già vinto con gli articoli precedenti e con le grotte che ci hai mostrato in questo mi hai letteralmente conquistata!

  8. A me piace molto conoscere le usanze di un popolo, il loro carattere come dici tu, le loro azioni quotidiane e non solo vedere ed osservare il posto. Alcune usanze mi incuriosiscono, altre mi lasciano perplessa e altre ancora mi fanno impressione, come quella delle balene che hai raccontato. Hai detto una cosa vera quando dici che abbiamo imparato ad osservare e a non giudicare e che a volte non capiamo. Mi sarei sentita anche io a disagio come te, davanti a quel banco. Cmq a parte questo aspetto, hai visto dei posti splendidi, incontrato persone solari (questo è quello che mi trasmettono le tue bellissime foto che hai fatto alla gente). Delle isole davvero colorate!

    1. Giusto Elena, sono isole davvero colorate dove poter avere un contatto con la popolazione, e come sempre L’asia ha i suoi contrasti che noi dobbiamo capire e accettare

  9. Assolutamente d’accordo con te, è proprio conoscendo le comunità locali e le sue tradizioni/usanze che si vive veramente il viaggio, che si cresce, che si riflette e se ne esce con una consapevolezza in più e tanta ricchezza.

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