Cuba il caribe che contagia, un mojito con el diablo e non vorresti più tornare a casa .
Cuba fa parte di un arcipelago di oltre 4000 isole e isolette chiamate cayos. Disseminate nei Caraibi settentrionali, tra il golfo del Messico e il mar dei Caraibi, poco più a sud della Florida.
L’isola è stata negli anni passati teatro di grandi rivoluzioni, ha subito da molti anni un embargo da parte degli stati uniti d’America.
Spesso si nota entrando nei negozi locali la pochissima merce disponibile, soprattutto nelle località meno turistiche.
Il loro lider maximo Fidel Castro ha guidato l’isola a lungo, facendo scelte a volte difficili ma sempre rispettando i suoi ideali.
I Cubani hanno radicato nel cuore un altro grande mito Il Che. Ancora ricordato e osannato nei tanti murales che lo ritraggono e sono esposti ovunque.
Cuba l’allegria dentro
Cuba è soprattutto musica, balli sensuali, allegria, tabacco e rum …
Il caribe ti entra dentro, ti contagia, ti va venire voglia di fare follie, ballare , cantare.
Bere un Mojito il mattino, un daiquiri il pomeriggio, un cuba libre di sera, per questo sei sempre allegro !
In questo viaggio toccheremo solo una piccola parte dell’Isla Grande, la regione di Pinar del Rio nell’estremo ovest, regno del famoso tabacco cubano.
Da qualche tempo la zona è stata dichiarata da L’UNESCO riserva naturale della biosfera, gli animali e le piante originarie sono protetti e salvaguardati. Tra esse la stupenda valle di Vinales con i suoi caratteristici mogotes.
Passeremo meravigliosi giorni di dolce far niente in uno dei suoi piccoli gioielli, Cayo Levisa.
E infine staremo qualche giorno a Ciutad de Habana, giovane, frizzante e bellissima.
Direzione Cuba
Abbiamo preso un volo charter, ci rendiamo subito conto della differenza dei servizi, rispetto alle compagnie asiatiche e medio orientali.
A bordo i soliti poveretti che si recano a caccia di belle cubane, molti sono quelli che ci sono stati tante volte. Ritornano vantandosene a voce alta.
Dopo 10 ore di volo, atterriamo a Holguin. La prima cosa che ci appare di questa terra è un cielo nero carico di pioggia, un vento impetuoso e un grosso striscione con scritto Socialismo o muerte. Iniziamo bene!
Un’altra ora di volo e sbarchiamo a Habana, dove sostiamo una notte.
Il mattino dopo siamo di nuovo in partenza, abbiamo deciso di prendere un taxi colectivo.
Siamo sei persone con due taxi abbastanza malridotti, dobbiamo dividerci, io parto insieme a due simpatici ragazzi, Mauro è nell’altro.
Per arrivare al molo d’imbarco di Palma Rubia ci mettiamo due ore, il taxi di Mauro a metà strada inizia a perdere pezzi e ne impiega tre e mezzo.
Cayo Levisa
Un ferry rugginoso ci conduce in trenta minuti fino al pontile dell’isola. La prima impressione è terribile, attracchiamo dal lato delle mangrovie, il mare è scuro e limaccioso, per niente invitante, ma basta percorrere pochi metri per trovarsi di fronte a una baia dalla sabbia bianca, un mare dai colori fantastici

Cayo Levisa è un atollo lungo circa 5 km e largo 300 metri, da un lato interamente ricoperto da mangrovie che formano insenature e laghetti salmastri.
L’altro lato si affaccia in mare aperto, è una spiaggia lunga quanto tutta l’isola con un’immensa laguna dai colori incredibilmente belli, esposta a nord, è abbastanza ventilata.
Il piccolo resort ha una sala da pranzo, un bar, un mini shop, bungalow di legno essenziali ma comodi e puliti, con un bel patio vista mare.
Oltre il resort non c’è altro, il paesaggio è incontaminato e selvaggio, la sabbia bianca e finissima, la scarsa vegetazione mostra i resti di molti alberi abbattuti e secchi, segni del recente e violento uragano che si è abbattuto su Cuba.
Passiamo qualche giorno in un beato dolce far niente, dedicandoci a piccole esplorazioni, fino a scoprire nascosta nell’estrema punta dell’isola. Tra un intreccio di alberi abbattuti si cela un’incantevole e selvaggia spiaggia con una laguna interminabile, diventerà il nostro rifugio. Con la sola compagnia del vento, pesci, stelle marine e gabbiani.



Facciamo presto amicizia con gli altri ospiti dell’isola e passiamo insieme piacevoli serate, spesso il pomeriggio facciamo passeggiate tutti insieme lungo la spiaggia, fino ad aspettare il tramonto, ammirandone la bellezza.
Vinales Mojito con el diablo
Non si può stare troppo a lungo inattivi e quindi, primo ferry del mattino macchina noleggiata il giorno prim,a e via verso Pinar del Rio e la valle de Vinales.
Attraverso un paesaggio rurale con scene di vita autentica, non ancora contaminate da un turismo eccessivo.
La città di Pinar è animata e rumorosa con vecchi e decadenti palazzi in stile coloniale, siamo nel cuore della produzione e lavorazione del miglior tabacco del mondo.
Le foglie sono accuratamente scelte, tagliate, avvolte e confezionate dalle abili e veloci mani dei torcedores.
L’altra ottima specialità del posto è il rum, distillato dalla canna da zucchero.
E’ al negozio di rivendita del rum che Mauro si guadagnerà il nome di el diablo, acquistando del guayabita del pinar dulce, quello che nessun cubano osa comprare.
Dicono, ridendo di gusto, che se esageri con questo rum riesci a vedere el diablo!
Siamo nel periodo di raccolto del tabacco, ci fermiamo a osservare come lo fanno.
Le grosse foglie sono colte una a una dai buguero, appese a lunghi bastoni, trasportate da carri trainati da buoi fino alle case de secado, dove restano appese per due o tre mesi, fino ad assumere un colore e aspetto simile alla pelle scamosciata.
Chiediamo ai bugueros, dove potere andare a mangiare e ci consigliano il ristorante Mural de la preistoria, proprio sotto i gran murales.
Al primo impatto ci sembra troppo turistico ma il cibo è ottimo e abbondante e il chonchito alla griglia è veramente da bis.
Il murales è stato realizzato in maniera volutamente naif, su una rupe, il dipinto vuole rappresentare la catena evolutiva dalla prima ameba all’uomo di oggi.
Siamo sicuri che questo posto sarebbe stato molto più bello lasciato al naturale.
Continuiamo la nostra esplorazione della valle, visitiamo un tratto della grotta di santo Tomas, una delle tante della zona .
Ci fermiamo a dormire al Rancho San Vincente, vicino alla cueva de l’indio, non la visitiamo, è la più turistica e l’ingresso è anche abbastanza caro.
Mangiamo bene al rancho, in un’atmosfera gradevole nella pace della natura.
La mattina dopo visitiamo il delizioso paesino di Vinales, ai lati della strada principale le tradizionali case dai colori pastello, tutte con veranda sul davanti, e l’immancabile sedia a dondolo, dove gli abitanti si riposano durante le ore più calde della giornata.
La piazzetta è veramente carina dominata da una chiesa in stile coloniale. Sulle panchine Diversi anziani fumano beati i loro enormi caratteristici sigari
Mare e sole a Cayo Levisa
Il traghetto della sera ci riporta a Levisa, dove siamo accolti con calore e mille domande dagli altri isolani.
El diablo tira fuori il suo nettare, e … iniziano i racconti
Altre giornate di sole, vento, mare, di dolce far niente a contatto con una natura ancora intatta e selvaggia.
Siamo rimasti soli, gli altri isolani sono tutti partititi, la guayabita finita, era diventata una simpatica abitudine del gruppo ritrovarsi nel patio del bungalow 26 (il nostro) ognuno con il proprio bicchiere in mano e farsi il goccetto del dopo pasto.
IL MOJITO CON EL DIABLO !
Lasciamo anche noi a malincuore questo incontaminato paradiso, L’Isla Grande ci aspetta.
La Habana el corazon de Cuba
Non si può dire di avere visto Cuba se non sei stato almeno qualche giorno nella sua capitale, La Habana.
Una delle più belle città dei Caraibi e del sud America, traboccante di architettura coloniale, le piazze, i ricchi palazzi adornati con arcate, balconi, decori.
Dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, è stata in gran parte ristrutturata e portata agli antichi splendori.

Vogliamo viverla completamente, abbiamo deciso di soggiornare in una dimora coloniale trasformata in un piccolo hotel, Hostal San Miguel, solo dieci camere in Habana Vieja.
Arriviamo la sera tardi sotto un diluvio, ceniamo nel ristorante vicino e andiamo a letto.
Il giorno dopo il sole splende e la Habana ci aspetta:
Passeremo quattro giorni con lo spirito di un habanero, prendendola con molta calma, girando sempre a piedi trai suoi quartieri più antichi e caratteristici, tra piazze, monumenti, vicoli, cafè storici e paladar.




E’ proprio in un paladar al’angolo della piazza della catedral che prendiamo una bella fregatura, mangiamo in una saletta adornata da santi, madonne e nanetti di gesso.
Il solito pasto di; riso fagioli, patate lesse, verdure e due misere aragostine che hanno voluto propinarci per forza, al momento di pagare, il conto è lievitato più del doppio dal prezzo pattuito.
Ci arrabbiamo, ci sentiamo stupidi e feriti nell’orgoglio di viaggiatori esperti, paghiamo a denti stretti.
Lungo la strada la mettiamo sul ridere, in fondo anche questo è l’anima latina, l’arte di arrangiarsi come si può.
Cuba anima latina
Passeggiamo per ore lungo il Malecon, ammirando le vecchie auto degli anni 50, Chevrolet, Buick, mercury, Cadillac, vetture storiche, veri pezzi d’antiquariato, alcune così ben tenute e restaurate da sembrare nuove, altre rugginose e messe malissimo.
Al Habana il traffico non è caotico come in tutte le città, solo fenomenale, festoso e colorato, è come osservare una parata.
Questa città dove il tempo si è fermato ci ha conquistato, ci siamo sentiti protagonisti di un libro di Hemingway e ne abbiamo ripercorso i passi
L’anima latina di Cuba ti entra dentro, quest’isola è una meta che vale la pena scoprire vivendola esattamente con i suoi ritmi.
Cuba Consigliata a chi:
Ama la natura e i paesaggi incontaminati e autentici, le lunghe spiagge solitarie e il mare cristallino, chi in viaggio cerca il contatto con la popolazione locale, ma anche arte e cultura.
Piaciuto di meno:
Cuba è splendida ma il cibo è spesso privo di gusto, mal cucinato e ripetitivo, solo pollo riso e fagioli e poco altro.
E’ indispensabile sempre essere chiari sul prezzo per non incorrere in spiacevoli inconvenienti, e a volte non basta!

Que linda Cuba …
Hasta Luego !

Sto organizzando un viaggio a Cuba per il prossimo febbraio e i tuoi articoli sono molto preziosi. Mi hai convinta a sostituire Cayo Largo con Cayo Levisa!
sono belli entrambi ma forse Levisa è meno battuto dal turismo
Torno a commentare questo post due giorni dopo il mio rientro da Cuba con ancora negli occhi i colori e la bellezza decadente di un’isola che ha sempre qualcosa di speciale da regalare e lascia dentro un languore indefinito. La zona di Vinales mi è piaciuta tantissimo!