Il Daratan a Bali, tutto quello che non pensereste mai di vedere durante una cerimonia hindu balinese. Scordiamoci i leggiadri balletti legong, la bellezza unica delle ragazze dei rejang, e anche il divertimento della rappresentazione barong. Questa volta vi porto con me a una cerimonia abbastanza sconvolgente.


Siamo nella reggenza di Karangasem, nel distretto di Manggis ed esattamente nel piccolo villaggio di Selumbung. Questa zona di Bali è famosa per le sue antiche tradizioni e per praticare ancora riti di magia nera. Che ci vogliate credere o no, questa è una delle tante sfaccettature di quest’isola, sempre pronta ad ammaliare e stupire.
Quello che rende unico il villaggio di Selumbung è la sua tradizione sacra e magica, chiamata daratan. Molto simile al ngurek, ma più coinvolgente e ossessiva, i fedeli in uno stato di trance portano sulle spalle una jempana. Questa cerimonia si tiene ogni anno a ottobre-novembre, durante il daratan, i partecipanti possono essere uomini e donne, le donne però non portano mai il pugnale kris.


la Bali più segreta e misteriosa
Bali nasconde tanti segreti, l’isola è molto di più di quello che sembra in apparenza, spesso gli occhi del turista non riescono a percepire questo suo lato magico. L’occidentalizzazione, la modernità e il caos incessante, nascondono attimi e luoghi conosciuti a pochi.
Sono proprio queste manifestazioni culturali autentiche, uno dei motivi che fanno di Bali, una delle destinazioni più magiche e misteriose del mondo. Queste tradizioni sacre, che evocano un’atmosfera mistica, sono mantenute ancora oggi. In alcuno casi è possibile assistere a queste cerimonie, occorre indossare un abbigliamento tradizionale balinese, e rispettare tutte le indicazioni date per accedere al tempio.
Ngurek
Ho usato parole e usi sconosciuti, e quindi vado per gradi, iniziando a spiegare cosa è un Ngurek. Il Ngurek, chiamato anche Ngunying, è una particolare offerta che viene fatta al Dio Supremo della religione balinese, Ida Sang Hyang Widhi Wasa. La parola Ngurek si potrebbe tradurre come, fare un buco con un oggetto appuntito, infatti, durante questa cerimonia gli uomini prescelti si feriscono e pugnalano il petto.
L’antica storia di Ngurek risale all’epoca in cui Bali era governata da re. Durante una cerimonia, un re volle fare una processione per mostrare gratitudine all’onnipotente creatore. Iniziò in modo tradizionale, con il combattimenti di galli, e danze sinuose accompagnate da una musica dolce. Mentre si svolgeva la cerimonia, inspiegabilmente, tutti i soldati del re entrarono in uno stato di trance, tirarono fuori i loro kris per pugnalarsi e perforarsi il petto.


Ancora oggi questa pratica esiste in diversi villaggi durante alcune cerimonie sacre, è una forma di alta devozione verso Dio. Può essere fatta solo quando una persona raggiunge un punto culminante della sua coscienza spirituale. Chi è scelto per il ngurek, deve essere puro fisicamente e mentalmente. Prima della cerimonia non può avere rapporti sessuali, e deve fare una cerimonia di purificazione in una delle tante fonti sacre.
JEMPANA
La jempana, è invece un piccolo altarino che contiene oggetti sacri, viene decorata con foglie e panni. Durante le cerimonie è sorretta da pali e portata sulle spalle da un piccolo gruppo di uomini. La Jempana è quindi un’altra forma di devozione e gratitudine verso Dio.
IL KRIS
Il kris o keris, è il tipico pugnale indonesiano, lungo circa 60/70 centimetri ha una lama doppia che può essere in mono acciaio o in damasco. La lavorazione di tutte le parti del coltello e del fodero è particolarmente curata, con infinite varianti. La sua punta ondulata è capace di infliggere ferite profonde e, se adeguatamente utilizzato, difficilmente rimarginabili. Il kris ha un altissimo contenuto simbolico per le popolazioni indonesiane, infatti, secondo la tradizione questo pugnale, ha una propria anima (tuah).
il daratan a bali la mia esperienza
Arrivo al villaggio di Selumbung insieme alle mie amiche, indossiamo i nostri abiti tradizionali balinesi; L’attillata gonna sarong e una camicetta di pizzo chiamata kebaya, fermata in vita da una cintura di seta detta selendang. Sono venuta fin qua per scattare qualche bella immagine della cerimonia e scrivere questo articolo. Nel villaggio c’è un concitato movimento di preparazione dell’evento finale di questa cerimonia, che dura da ben quattro giorni.


Bellissimi penjor, dove, sono stati appesi fasci di riso e frutta tropicale, mi danno il benvenuto nel portale del tempio, che si erge al limite della fitta foresta, dove immensi alberi donano un contorno verdissimo.
Sui lunghi altari sono state deposte tantissime offerte gebongan, e dietro in seconda fila si trovano diversi jempana, alcune sono adornate dalle antiche e magiche stoffe Gringsing, tessute nel villaggio di Tenganan.


In uno degli altari invece, è in bella mostra un costume di Rangda, la strega che nella cultura balinese rappresenta il male. Mi viene spontaneo chiedere perché si trova in uno degli altari del tempio, lo scoprirò poco dopo durante la cerimonia del daratan.
daratan a bali “i posseduti”
I suonatori di gamelon iniziano la loro melodia ritmata, all’entrata del tempio sono accesi due grandi fuochi, ben presto l’aria è satura di odore di fumo e dell’aroma dei tanti incensi accesi ovunque. Sono in piedi contro il muro del tempio e sto scattando fotografie a una bimba bellissima che mi sta vicino, all’improvviso sento un urlo, e poi un altro, e ancora …

Un gruppo di ragazzi a torso nudo arriva correndo, portano sulle spalle alcuni jempana, hanno gli occhi sbarrati e sono in uno stato di profonda trance, un balinese vicino a me mi spiega che sono posseduti.
Posseduti, ripeto mentalmente, già, a volte mi scordo che vivo a Bali. Gli indù balinesi credono che durante alcune cerimonie, gli dei scendono tra loro per assistere al rituale, possedendo appunto i corpi dei mortali. Per aiutare i prescelti a diventare posseduti, vengono eseguiti diversi processi, si inizia con l’accensione degli incensi per diffondere le fragranze, seguita dall’esecuzione del gamelan per accompagnare una danza ritmica, questo aiuterà a raggiungerà un punto di alta spiritualità per essere pronti a eseguire il rituale.


il daratan a bali, i kris e la lotta contro il male
Grida isteriche, pianti, lamenti e versi di animali, si mischiano alla musica dei gamelon, che risuona a un ritmo veloce. Gli uomini e le donne ballano instancabilmente, e in alcuni momenti quando la musica diventa più frenetica si colpiscono ripetutamente con i kris alle braccia e al petto. Alcuni di loro sanguinano in maniera vistosa, la vecchia balinese vicino a me mi assicura che non provano nessun dolore.
Nel totale caos di questa scena mi spiegano che l’uomo che indossa la maschera di Rangda (anch’esso in stato di trance) serve a istigare la folla, ogni tanto uno dei sacerdoti gli lancia uova e acqua santa per tenerlo mite.
Il daratan a Bali mi coinvolge e sconvolge, trovo tutto così irreale che mi sembra di assistere a una scena di un film. Penso di avere già visto tutto, ma il sacerdote che ho di fianco prende un piccolo pollo nero e con un colpo secco gli taglia la testa, il sangue del piccolo cadavere viene sparso a terra. Non riesco a staccare gli occhi dalla scena, provo stupore, disapprovazione e disgusto, verso il sacrificio del povero animale.
Allo stesso tempo ho la consapevolezza di essere fortunata, per essere qua oggi, ad osservare questi antichi riti animisti. Solo conoscendo e accettando questa cultura si può capire, non c’è crudeltà nel significativo gesto del sangue che bagna la terra per placare ogni male.
la bali antica e animista
Perché ancora oggi a Bali si crede che ogni creatura e ogni cosa abbia un’anima, si crede negli spiriti visibili e invisibili, si crede nel bianco e nero, e nel delicato equilibrio dell’ universo. Credenze ataviche, che noi occidentali difficilmente riusciamo a comprendere fino in fondo.
daratan : bali e la sua magia
Lo ammetto, malgrado avessi letto di queste cerimonie non ero preparata a tutto questo, se la mia amica Luciana voleva stupirmi c’è riuscita.
Torno a casa e mi butto sul letto, sono esausta, ho come l’impressione che la cerimonia mi abbia risucchiato ogni energia. Mi sento strana, ho ancora negli occhi le scene del daratan e la musica dei gamelon che mi batte in testa. Sicuramente è uno scherzo della mente, una suggestione, una delle tante magie, che questo luogo, che si chiama Bali, esercita su di me.
Grazie ai miei cari amici Luciana e Giancarlo, per avermi fatto conoscere più in profondità quest’isola e la sua cultura.


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