Uzbekistan verso Samarcanda, la seconda parte del bellissimo viaggio di Cristina in questa magica terra.
Uzbekistan: trasferimento da Khiva a Bukhara (450 km, circa 7 ore)
Partenza alle 9 puntuale col pulmino guidato dall’autista Nassim. Dopo una sosta imprevista per l’arrivo di un treno, che condivide con le auto l’alternanza del passaggio (mai visto altrove) sotto un ponte azzurro (non fotografato per la presenza di militari; ci avviamo in questo lungo trasferimento con sosta pranzo in un buon ristorante vicino ad un distributore di benzina, dove io e Luca prendiamo il solito piattone di pomodori e cipolle. Ordino i dumpling alla carne in brodo, ottimi. Il nome è Zahratun e abbiamo speso 230.000 sum in 6 (poco più di 3 euro a testa).
Nel pomeriggio arriviamo a Bukhara e ci accomodiamo nel centralissimo Kavsar Boutique Hotel, davvero delizioso, forse il miglior hotel della vacanza. Dopo essermi lavata i capelli (qui molto comodo perché c’è la vasca), facciamo un giretto con Olam tra i tanti negozi e bancarelle vicinissimi all’hotel.
Qui c’è molta scelta. Si possono comprare le famose forbici, i coltelli da cucina, le tovaglie con ricamo suzani e splendidi Ikat, vestiti e borse di qualità. Io mi faccio tentare da uno splendido cuscino suzani scontato in un negozio superchic ($ 20), dove non si contratta. Nelle bancarelle invece la contrattazione è d’obbligo.
Focus: una calamita costa circa 2.500 sum, ossia € 0,21
Visitiamo il vicino complesso di Lyab-i Hauz (dal persiano che significa: nella pozza) che è il nome della zona circostante uno dei pochi howz rimanenti (stagni) che sono sopravvissuti nella città di Bukhara. Questa piazza è stata costruita nel 1620, ombreggiata da centenari gelsi. Qui gli anziani si ritrovano a giocare a scacchi, e io ne approfitto per una foto.
Focus: chiedere sempre alle persone se si può fare una foto, anche se risponderanno sempre di si con un sorriso.
Prima del periodo sovietico c’erano molte di queste vasche, che erano la fonte principale d’acqua della città, ma erano note per la diffusione delle malattie e sono state in gran parte riempiti durante gli anni 1920 e 1930. Il Lyab-i Hauz è sopravvissuto perché è il fulcro di un magnifico complesso architettonico, creato fra il XVI e il XVII secolo, che non ha subito significative alterazione da allora.

Il complesso Lyab-i Hauz, che circonda lo stagno su tre lati, è costituito dalla madrasa Kukeldash (1568-1569), oltre la strada (la più grande della città, sul lato nord della pozza), e di due edifici religiosi costruiti da Nadir Divan-Beghi, la khanakà e la madrassa, quest’ultima caratterizzata da una magnifica facciata piastrellata che raffigura due pavoni che reggono due agnelli ai lati di un sole dal volto umano, in violazione alla regola islamica di non raffigurare volti umani. All’interno si tengono sfilate di vestiti la sera. Di fronte, nel giardino, si trova una curiosa statua in bronzo del “Pierino” nazionale, Nasreddin Khoja.
La sera rimaniamo in questa “piazza” per cenare. Proprio sullo stagno, c’è un bel ristorante, il Labi Hovuz, con una veranda tendata. Ma è pieno e ceniamo all’interno in una bella sala bianca. Qui proviamo la specialità di questa zona, la carne fritta, veramente squisita. Non mancano il vino rosso, un Peri 2018 cabernet sauvignon reserve, al costo di 140.000 sum, patate e verdure, dolcetti di arachidi con granella e spumini al limone, che vengono sempre lasciati in tavola come fine pasto. E un assaggio di vodka. Costo 570000 sum in 5 (poco meno di € 10 a testa).
Rientrati in hotel approfittiamo del wifi e il bravo proprietario ci mette in tavola dolcetti e un ottimo tè verde. Top.
Uzbekistan : visita di Bukhara
Oggi il sole splende e, dopo una colazione davvero squisita nella splendida sala adibita del nostro boutique hotel, con una favolosa baklava con caramello, partiamo con Olam per la visita della città. Oltrepassiamo Lyab-i-Hauz e io faccio qualche foto da diva davanti alla khanakà Divambegi, che la mattina è baciata dal sole.
Raggiungiamo quindi uno degli edifici più interessanti, che si trova tra i bazar coperti, il Maghok-i-Attar, la moschea più antica dell’Asia Centrale, con una facciata originale del IX secolo, che ricorda lo stile romanico ma si arricchisce di una composizione fantasiosa dei mattoni. Probabilmente celava un tempio zoroastriano distrutto dagli arabi e forse ancor prima un tempio buddista.
Proseguiamo passando per il Bazar Coperto e arriviamo in una zona aperta dove, sulla destra, troviamo la madrassah di Ulugbek, del 1417, la più antica dell’Asia centrale, dove ci facciamo un sacco di foto anche per le cupole turchesi sullo sfondo. Qui, all’interno, si trovano molti stand commerciali, di gioielli e tovaglie.
Proseguiamo a sinistra entrando in un altro bazar coperto e sbucando in una larga via che conduce al centro della città formato dalla solita piazza con madrassah e khanakà contrapposte e minareto: qui troviamo e visitiamo il complesso di Po-i-Kalyan, con al centro una costuzione ottagonale, e di fronte la madrassah Mir-i-Arab (luce del pomeriggio) con le sue cupole turchesi e adiacente troviamo il Minareto Kalon, che la sera si accende di luci dalle 20 alle 22. Si tratta dell’edificio più alto dell’asia Centrale con i suoi 47 metri e con fondamenta profonde 10 metri, con 14 fasce decorative diverse, e, per la sua bellezza, fu risparmiato dalle distruzioni die khan.

Proseguendo raggiungiamo la bianca fortezza di Bukhara, il cosiddetto Ark, costeggiando le mura. Si tratta di una cittadella, che, costruita nel V secolo, è l’edificio più antico della città ed è stata la residenza degli emiri, con la sala delle udienze e begli interni decorati.
Ci dirigiamo a piedi oltre la strada ai piedi di una torre idrica in ferro costruita dai russi e oggi in disuso, dove si trova un ristorante per il pranzo. Birra uzbeka, spiedini di carne e insalata di pomodori (228.000 sum in 6, ossia 19 euro).
Dopo pranzo ci dirigiamo alla vicinissima moschea di Bolo Hauz, accanto ad una vasca di acqua, con colonne scolpite in legno e soffitti dipinti, luogo di culto ufficiale degli emiri. Bellissima.
In seguito visitiamo un palazzo dove si trovano le fonti dell’acqua potabile, Il Mausoleo Chashma Ayub del XII secolo. Il nome significa “Sorgente di Giobbe” in quanto si narra che Giobbe colpì con un bastone la terra in questo punto e sgorgò un’acqua capace di guarirgli le ferite. All’interno si trova un museo dedicato alal gestione delle risorse idriche della città e una fonte a cui possono attingere i cittadini.
Raggiungiamo a piedi, attraverso giardini, il parco Samani, dove si trova una costruzione molto interessante, il piccolo Mausoleo di Ismail Samani, che, completato nel 905, è il monumento musulmano più antico della città, con mura spesse due metri (è freschissimo) e con un gioco di mattone che lo rende diverso a seconda del gioco delle ombre. Superbello. Non ha subito restauri, stupefacente, a parte la cupola che sprofondò. Vicino di trova la ruota panoramica, se si vuol dare uno sguardo dall’alto. Qui riprendiamo il pulmino per un’ultima tappa, un tempio nascosto nelle stradine di un nucleo abitato di periferia, l’indianeggiante Char Minar, che significa 4 minareti, o più propriamente identifica le 4 torri ornamentali coperte da cupole turchesi e anche da un nido di cicogne.
Torniamo all’hotel e dopo un po’ di relax, usciamo a fare spese (suzani a 15 dollari). Per cena ci dirigiamo al vicino ristorante Cynar, dove beviamo ottimo vino del vitigno saperavi (georgiano), carne fritta e un buonissimo plov, che noi conosciamo come riso pilaf, spendendo poco (340.000 sum in 5, ossia poco più di 5 euro a testa.
Tornati in hotel, che dista nemmeno 100 metri, mangiamo noccioline alla granella di zucchero e tè verde.

Focus: alle sale da pranzo dei B&B della città, appartenenti a mercanti ebrei e finemente decorate con teche per riporre le porcellane, è stato attribuito lo status di patrimonio dell’Unesco
da Bukhara al deserto del Kyzil Kum e visita di Nurata (270 KM)
Lasciamo in nostro delizioso hotel puntuali alle 9, carichiamo il pulmino a partiamo con Olam e Nassim verso nord, direzione il deserto di Kizil-Kum. Stanotte dormiremo nelle yurte nella zona di Yangikazgan, il villaggio dei berberi kazaki, e faremo una passeggiata in cammello, quello vero, a due gobbe.

Durante la strada, lunga 270 km, facciamo soste interessanti:
- Serbatoio d’acqua Sardoba, poco fuori Bukhara. Molto interessante e poi ci sono le scolaresche che ci chiedono tante foto.
- Pitture rupestri, con dipinti di carovane e cammelli su rocce nere, proprio a lato strada, tra campi di papaveri rossi e piante spinose fiorite.
- Sosta pranzo in un locale decisamente non turistico, dove abbiamo assaggiato dell’agnello squisito cotto con foglie di abete e abbiamo usato un bagno buffissimo: un buco senza fondo ma con piastrelle bellissime!
- Il complesso di Nurata, dove si trovano i resti di un forte costruito da Alessandro Magno, che si spinse fin qui sulla sua strada verso l’India. Il complesso ha due moschee, di cui una finemente decorata in blu con cupola turchese e una fonte sacra con acqua trasparente e ricca di pesci (sorgente di Chasma) e un mercatino sulla salita alla fortezza.
- Sosta al lago di Aydarkul, che arriva a lembire il Kazakistan, francamente nulla di che, ma è bello vedere l’acqua in questo Paese che ha il mare molto lontano.

Arriviamo al nostro accampamento e subito facciamo un breve giro sui cammelli. Mettete abiti sporchi e sopportate le mosche. I cammelli sembrano vecchiotti e malandati, ma se il giro è incluso fatelo. Sono più bassi dei dromedari e più comodi. Il deserto, dopo le piogge di marzo, è verde di piante. Calcolare 10.000 sum a testa come mancia ai cammellieri.
Le yurte sono comode, grandi, ci sono letti e coperte abbastanza puliti, ci sono bagni esterni tipo campeggio molto puliti, con docce dotate di appendini, sapone vicino ai lavandini, asciugamani piccoli e acqua calda. Consiglio di portare un asciugamano da doccia da casa. In yurta ci sono molte prese elettriche. Ovviamente non c’è il wifi e non prende nemmeno la Sim con piano dati.
La cena è inclusa, si consuma sotto una grande yurta, piatti puliti e discreti, ma si potrebbe fare di più.
Focus: il brodo in Uzbekistan è squisito
Dopo cena arriva il pastore kazako che strimpella motivi locali attorno ad un bel fuoco. Anche qui mancia di 10.000 sum a testa.
Lo spettacolo più avvincente sono le stelle, in quanto si è lontani da fonti di luce se avete la fortuna di capitare qui in una notte senza luna o in cui la luna non sia ancora sorta.
Verso Samarcanda (150 km)
Stamattina, dopo la buona colazione della yurta, partiamo attraverso strade remote per raggiungere la leggendaria Samarcanda, dove arriviamo in circa 3 ore. Omar ha ordinato al ristorante Osh Markazi il plov, che normalmente di mangia verso le 12. Qui i locali mangiano presto e il prelibato plov finisce subito. Si tratta di un piatto nazionale a base di riso, prima fritto poi bollito poi cotto al vapore e infine mescolato con saporite carote gialle, uvetta rosata, uvetta nera e carne di agnello. Una leccornia!
Subito dopo pranzo andiamo a visitare l’interessante Museo di storia della regione di Samarcanda, il Museo di Afrosiab, antico nome di questa terra, lo stesso nome ora dato al treno veloce che collega Samarcanda a Tashkent. Interessante un colorato affresco del VII secolo raffigurante il re che riceve stranieri a cavallo di elefanti, cammelli e cavalli e cinesi che portano la seta. Poiché l’arte islamica non consente la raffigurazione di elementi umani e animaleschi, in seguito l’affresco riporta un taglio alla base del collo di uomini e animali, come a cancellare la raffigurazione. Affresco bellissimo.
Ora ci dirigiamo verso l’Osservatorio di Ulugbek, a cui si sale dopo aver fatto una foto ala bella statua dell’astronomo, in questo ruolo ben più famoso che come sovrano. Egli fece costruire, nel 1420, un osservatorio di tre piano con un sistema di letture di stelle e sole incredibile, di cui è rimasta solo una porzione, imponente, della parte ricurva dello strumento. Il bellissimo museo completa la visita. Il tutto circondato da bellissimi e colorati giardini, tenuti bene quanto in Svizzera.
Altra tappa interessante è la visita al laboratorio di pergamena, prodotta dalle bucce del gelso, da cui si parte e si assiste alla lavorazione passo per passo fino ad arrivare al negozio che vende oggetti magnifici fatti con questa carta. Bellissimo.
Nel tardo pomeriggio visitiamo il Mausoleo dove riposa il mitico Re Tamerlano, il Gur Emir. In questo complesso, tutto dorato all’interno, si trovano le tombe di Tamerlano, in pietra nera, e dei suoi due nipoti , tra cui Ulugbek, in tombe di marmo bianco. Cupole azzurre e portali intarsiati di arancio, giallo e blu creano un’atmosfera da mille e una notte.
Riprendiamo il pulmino, e dopo essere passati davanti all’imponente statua bronzea di Re Tamerlano, arriviamo al nostro hotel, il Meros boutique hotel, dove ci assegnano una camera enorme, forse la più grande mai vista in un hotel. Personale molto cortese parlante italiano.

Olam ci saluta e ci consiglia di andare a vedere la piazza Registan, che la sera, dalle 20 alle 22, si illumina. Dista circa 2,5 km, che percorriamo a piedi tra viali alberati e improbabili attraversamenti stradali, piuttosto pericolosi. E occhio alle buche per terra! Ma, arrivati alla piazza, rimaniamo senza fiato: con le prime luci della sera, appare davanti a noi uno spettacolo che ha pochi pari.
Visto che ci aspetta una lunga camminata verso l’hotel, decidiamo di cenare in un ristorante pieno di luci subito attraversata la strada, il Labi Gor Terrace, molto elegante con bella apparecchiatura, dove ho preso un consolidato borsht, la zuppa di cavolo rosso con carne e panna acida e carne uzbeka con patate. Il conto è nella norma dei soliti 5 euro a testa (350.000 sum in 5) ma la qualità non è eccellente, per cui non consiglio.
Durante la passeggiata di rientro incontriamo famiglie e coppie di innamorati che ci fermano per due chiacchiere in inglese. Sono tutti cordialissimi e interessati al nostro giudizio sul loro Paese. Bel popolo, sereno e gentile. Nessuna irruenza, nessuna diffidenza.
Focus: la vista di Registan Square illuminata è qualcosa che non scorderete mai più
visita di Samarcanda e treno per Tashkent
Una splendida colazione ci attende nella sala del Meros Hotel
Questa mattina visitiamo un luogo decisamente suggestivo, la necropoli di Samarcanda, Shah-i-Zinda (tomba del re vivente) risalente ai secoli XI-XIX, un viale di mausolei che si susseguono in un tripudio di maioliche e mattonelle turchesi, blu, azzurre, arancio e giallo. Non vestitevi di azzurro e blu (come ho fatto io) sennò vi confonderete nelle foto. Essendo meta di pellegrinaggi, è opportuno vestirsi e comportarsi sobriamente.
All’uscita di tiene la destra e dopo poco si arriva alla moschea di Hazrat-Hizr, restaurata da privati (distrutta a suo tempo da Gengis Khan nel XIII secolo), ora vanta soffitti magnificamente decorati e vale una foto. Di fronte di trovano giardini pieni di fiori tenuti benissimo.
Scendiamo verso il mercato attraversando un ponte pedonale e ci troviamo in una strada dove è bellissimo fare shopping: spezie, tshirt, ceramiche, borse, e tutto l’artigiananto uzbeko si può trovare qui per gli ultimi acquisti. Poco oltre, cominciano le bancarelle del mercato locale , il Siob Bazar, dove faccio scorta di noccioline pralinate, uvetta, dolcetti tipo spumini onnipresente sulle tavole dei ristoranti (i “parvardi”) e la miscela di tè locale.

Superata la porta del mercato, ci troviamo nell’imponente complesso della moschea di Bibi- Khanym, la moglie cinese di Tamerlano. Si narra che costei ordinò di fare costruire la moschea in assenza del marito per fargli una sorpresa, ma l’architetto, follemente innamorato, le chiese un bacio. Dopo molte resistenze, lei acconsentì, ma l’ardore di quel bacio le bruciò la guancia. Quando Tamerlano tornò scoprì quindi subito il tradimento e ordinò alla moglie di gettarsi dal minareto. Ma lei, furba, si gettò con tutti i suoi ampi abiti, che attutirono la caduta, come accade con il paracadute. Colpito dalla sua intelligenza, il re la perdonò. Al centro del cortile di trova un enorme leggio in marmo per il Corano.
Nel cortile della moschea abbiamo acquistato calamite e bei libri che illustrano i monumenti di Samarcanda.
Arrivata l’or di pranzo, ci fermiamo in un ristorante all’aperto delizioso, il BibiKhanum, dove io ordino il meraviglioso plov e assaggiamo anche degli ottimi dumpling ripieni di una verdura verde locale molto saporita.

Dopo pranzo ci incamminiamo per la visita diurna del complesso di Piazza Registan, delimitata da 3 madrasse (e non madrassa e kanakà, una sorta di madrassa più “povera”, dove stavano i dervisci): madrassa di Ulug Beg, la più antica, del XV secolo, e madrasse di Tillya Kari e di Shir Dar, entrambe successive. Profusione di foto, agli sposi, con la polizia militare…è un luogo pulsante anche per i locali.
Alle 17 abbiamo il treno veloce Afrosyab per Samarcanda e, pertanto, facciamo conoscenza con la rete ferroviaria uzbeka. Una modernissima stazione, un treno che sembra un aereo, servizio a bordo e snacks, pulizia top, prese usb per caricare il cellulare, tutto ad un costo irrisorio. Chiediamoci dove abbiamo sbagliato in Italia. Arriviamo in perfetto orario e noto che gli addetti aiutano le donne a scendere col bagaglio, un’altra gentilezza.
Piove e veloci raggiungiamo il pulmino che ci porterà all’Arien Plaza Hotel. Come già scritto, questo hotel proprio non ci piace. Dopo qualche scaramuccia, ci assegnano nuovamente la camera 208. Ci facciamo accompagnare al ristorante Sim Sim dal nostro autista (torneremo a piedi in 10 minuti di passo veloce) e qui troviamo il simpatico cameriere russo della prima sera. Stavolta brindiamo con vino rosso semi dolce e cosciotti di agnello, e terminiamo con vodka e tortino al cioccolato, spendendo la cifra più alta di tutto il viaggio, 700.000 sum in 5, circa 12 euro a testa.

LA PARTENZA
Puntuali alle 6.30 ci vengono a prendere per portarci all’aeroporto, dove il disbrigo delle formalità è regolare, l’aereo è puntuale, lo scalo di 4 ore a Istanbul passa veloce perché siamo in compagnia.
Termina così un viaggio meraviglioso in una terra ospitale e bellissima.
Tipologia di viaggio: cultura, opere dell’uomo, monumenti, popolo, culinario, storico.
Grado di difficoltà: molto semplice, consigliato un tour con guida per ottimizzare i tempi e gli spostamenti.
Tipologia di difficoltà: non si parla inglese, salvo negli alberghi, un poco, e non esistono uffici di cambio, per cui si preleva nei bancomat (con difficoltà) oppure in banca dal lunedi al venerdi.
Costo del volo: 612 euro su GoToGate, comprato 20 giorni prima della partenza pasquale
Costo del tour con Olamgir Usarov: 780 euro
Speso in Loco: 150 euro
Costo totale del viaggio: 1.820 euro
Considerazioni:
Poche le tracce dell’epoca sovietica, quasi unicamente rintracciabili nei palazzi e nella metropolitana di Tashkent.
Lo stipendio medio è di circa 300 euro al mese e il costo della vita è bassissimo.
Il paese è pieno di parchi cittadini, con una manutenzione dei fiori e del verde da fare invidia alla Svizzera.
Un viaggio veramente meraviglioso! Mi piacerebbe davvero tanto esplorare questo territorio! Da dove sei partita?
Bologna con Turkish
Fantastico! Samarcanda è nella mia bucket list dai tempi della canzone di Vecchioni! 😂 Una curiosità: quelle yurte, a parte essere “abbastanza pulite”, sono fresche? O dentro fa caldissimo?
Sono calducce…..
Mi hai fatto sognare con questo racconto, penso di andarci da un po’, vorrei portare anche i bambini, credo piacerà anche a loro! Grandi tutte le info utilissime!
Ai bambini piacerà sicuramente
La piazza principale di Samarcanda è un qualcosa di magico. Ho letto un libro molto bello su questa città e mi ha sempre incuriosita molto anche se ammetto di non sapere niente sull’Uzbekistan!
Consiglio di fare un tour con una guida che parli italiano, come ho fatto io. Ti spiegheranno tutto sul posto
L’Uzbekistan è un viaggio che mi ha conquistata, quando sono arrivata davanti al Registan la piazza di Samarcanda mi sono davvero venuti i brividi, quanta bellezza davanti agli occhi!
L’Uzbekistan è bello tutto
L’Uzbekistan è uno dei tanti sogni nel cassetto, pensavo di programmarlo per il 2023, la stagione migliore? Perchè pensavo di incastrare qualche festa/ponte per prendere meno ferie possibili
evita marzo, è ancora freddo e piove. perfetti aprile e maggio e ottobre
Questi luoghi mi fanno pensare a terre e epoche lontanissime, sembrano avvolti dalla magia
lo sono!
Alcuni amici ci sono stati e me ne hanno parlato benissimo. Anche le tue foto devo dire che sono molto eloquenti nella loro bellezza! Mi verrebbe voglia di partire…
Benissimo, parti appena puoi
Samarcanda deve essere davvero splendida! Tu in quale periodo dell’anno mi consiglieresti di fare questo viaggio?
Mi piace molto lo stile da diario di viaggio, mi è sembrato di essere lì con voi, tra le strade, nei luoghi e mi hai ispirata a guardare un paese che non avevo mai preso in considerazione
Bene sono contenta di questa sensazione trasmessa
Un bellissimo racconto di viaggio! Samarcanda è sulla mia to do list già da un pò di tempo…