Myanmar, un viaggio complicato, discusso e rimandato, Infine la decisione di partire. Perché un viaggiatore deve guardare oltre la politica e la gestione di un governo, cercando di apportare un piccolo contributo alla popolazione.
In quanti modi si può chiamare un luogo? La terra dorata, il paese dei sorrisi, il posto delle mille pagode.
Per noi viaggiatori è l’antica Birmania, per il popolo che lo abita è il Myanmar.
Un esotico miscuglio di etnie, di costumi, di usi, vario come i panorami che incontri viaggiandovi, acqua e pagode, ori e lacche.
E’ facile rimanere abbagliati dalle sue bellezze e dalla gentilezza della sua gente, dal lusso dei suoi hotel, da quel Golden Myanmar da turisti.
Myanmar: Yangon
Yangon l’ex capitale del Myanmar, che rimane la principale città, è anche il punto di partenza per iniziare un viaggio in quest’affascinante paese.
Larghi viali alberati, freschi e quieti laghi, il luccichio dell’imponente Shwedagon Paya, interamente ricoperta d’oro con la cima tempestata da rare pietre preziose. Non solo un simbolo, ma anche uno dei luoghi di culto più venerati del paese e un festoso ritrovo per i cittadini.

Hotel lussuosi, locali alla moda, e a sorpresa un centro città che è un intreccio di strade e vicoli brulicanti di vita. Con colorati e decadenti palazzi di epoca coloniale a ricordo di un passato glorioso. Tutto è in forte degrado, e nei marciapiedi sconnessi scorrono le fogne a cielo aperto.
Nel camminare mescolati alla popolazione la sensazione che provi è unica, difficile da ritrovare in altre città.
C’è il venditore di acqua fresca, ottenuta facendo passare la bevanda in un imbuto fatto con un cellophane contenente un pezzo di ghiaccio.
Yangon in mezzo alla popolazione
Chi vende grossi spicchi di durian, il bizzarro frutto dall’aspetto bitorzoluto e dalla terribile puzza, tanto amato in oriente.
Il posto telefonico, un tavolinetto con sopra qualche telefono di epoca remota, se vuoi telefonare lo fai per strada. La privacy è merce rara in Myanmar.
La ragazza che vende gelatine dai vivaci colori verdi, giallo, rosso.
Il gelataio che ha agganciato al sellino di una vecchia bicicletta, un frigo portatile e una fila di coloratissimi coni rosa.
Una bancarella mi stupisce più di tutte, insieme al solito pesce secco vende anche della melma con dentro dei pesci. Chiedo cosa sia, ma la ragazza parla solo birmano. Penso di capire dai gesti che è per conservarlo, insomma pesce sotto melma, che bontà!
In Myanmar nessuno ti chiede niente, non ci sono mendicanti, sono tutti indaffarati ma in modo pacato e tranquillo.
Tanti giovani sono in fila per fare il biglietto del cinema, davanti a un cartellone di un film di bollywood. Che li porterà per un poco lontano dalla loro realtà.
In molti siedono ai bassi tavolinetti di plastica delle tante case da tè, in un caleidoscopio di colorati longyi e visi sorridenti.
Bagan
Lasciamo Yangon il mattino presto, con un volo air bagan, l’aereo è abbastanza nuovo e comodo, dopo circa un’ora atterriamo puntuali a Nyan Oo.
Fuori dal aeroporto di Nyan Oo ci attende il nostro autista, prenotato tramite un corrispondente locale.

Tiziano Terzani scriveva così:
“Questo è uno di quei posti che ti rende fiero di appartenere alla razza umana “.
E’ veramente un luogo unico e meraviglioso ! imperdibile per un viaggiatore.
Un’ampia distesa secca e polverosa, punteggiata da migliaia di stupe e pagode, di ogni forma e dimensione.
Inutile descrivere la bellezza dei suoi templi più antichi, ricchi di pitture, terrazze decorate con mattonelle raffiguranti la storia del Buddha.
La vista al tramonto, quando tutto diventa magico e assume toni dorati, mentre i pastori con le mandrie tornano ai villaggi, sollevando una polvere rossa.

Passiamo il primo giorno spostandoci da un tempio all’altro, aiutati dal nostro autista, che senza gli chiedessimo nulla si è improvvisato un’ottima guida.
Al mercato di Nyan oo
Il secondo giorno prendiamo una pausa dal sito archeologico, visitando l’animato mercato di Nyan oo.

Le merci, frutta, verdura, pesce di fiume, sono esposte per terra in modo ordinato, i colori e l’allegria del mercato ci contagia. Passiamo un po’ di tempo tra le bancarelle e in mezzo alla gente.
Molte donne e bambini hanno i volti colorati dal giallo della tanaka, una crema ottenuta da una radice. Una vera e propria cura di bellezza per la pelle, che serve anche a proteggerla dal sole.
Gli uomini masticano incessantemente il betel. Un mix fatto con noce di betel, una specie di palma, tabacco, calce, il tutto viene avvolto in una foglia e chiuso come una caramella. E’ un leggero eccitante e aiuta a rimanere svegli e attivi, provoca un’abbondante saliva che sputano macchiando la terra e le strade di rosso.
Ci fermiamo a mangiare in un piccolo ristorante vegetariano, gestito da una famiglia birmana che ha ben sette figli. La proprietaria ci fa vedere che tiene un book con le recensioni dei clienti che si sono fermati da loro.
Le chiedo, dove è il bagno e inizia a scusarsi. Mi accompagna a una capanna di bambù rialzata da terra, dove a malapena riesco a stare in piedi. Che però è lindo (qualche volta rimpiangeremo questa pulizia.)
Per lavarci le mani prendiamo l’acqua da una giara, ce la versiamo l’un l’altro cercando di sprecarne il meno possibile. Il cibo è buono e spediamo veramente poco, decidiamo di ritornarci anche per la cena.
Ananda la pace della preghiera
Riprendiamo la visita, con uno dei templi più importanti, grandi e meglio conservati.
l’Ananda in stile hindu, con la cupola a forma di pannocchia, interamente ricoperta d’oro. Questo tempio è ricco di bassorilievi, pitture, piastrelle con scena della Jataka, ed enormi statue del Buddha a ogni entrata.

Molti fedeli sono raccolti in preghiera. Ci inginocchiamo anche noi vicini a loro per una breve preghiera, ci guardano un po’ stupiti e ci sorridono. Rispondo al sorriso e mi sento in pace!
La cena di nuovo all’Yar Pyr, cibo e servizio ottimo, e un’atmosfera casalinga e serena.
Regaliamo un nuovo book e penne ai gestori, in cambio abbiamo il primo vero miracolo birmano. Finita la cena arriva al nostro tavolo tutta la famiglia per ringraziarci, hanno svegliato anche il piccolo di tre anni che dormiva. Il figlio di otto anni ci recita tutto un fiato, una bellissima quanto incomprensibile poesia in birmano. Il padre commosso, ci dice che grazie al nostro contributo, 25 € pranzo e cena x quattro ! Anche questo mese può mandare la figlia numero tre a studiare a Mandalay.
E’ una di quelle cose, che speravamo di poter portare come contributo alla popolazione in questo discusso viaggio in Myanmar. Una goccia nel mare, ma ci rende incredibilmente felici.
Lasciamo la magica Bagan, con un breve volo arriviamo a Mandalay.
Mandalay
Ci dirigiamo subito verso Sagaing Hill, la vista dalla collina è veramente bella. Anche qui visione di stupe e pagode bianche, collegate tra loro tramite lunghe scalinate.
Un anziano monaco si offre di farci da guida. Inizia a trascinarci da un posto al altro facendoci vedere un numero esagerato di statue del Buddha. E’ tutto colorato da tinte forti e vivaci, verde acceso giallo rosso e oro, tantissimi specchietti tagliati a mosaico, il risultato è abbastanza kitsch.

Siamo stanchi, affamati e con i piedi neri ma lui non ci molla, a gesti, il monaco parla solo birmano, vuole che scattiamo fotografie, spesso si mette in posa con noi, ridendo soddisfatto.
Continuiamo a seguirlo fino all’ultima statua, dove ci invita a fare un’offerta, mettiamo i nostri Kyat dentro un’urna e finalmente soddisfatto se ne va.
U Bein Bridge
Terminiamo la giornata, attraversando da una riva all’altra U Bein Bridge, il ponte in teak più lungo del mondo.
Un’esperienza bellissima, sembra che l’intero Myanmar passi di qua, insieme con noi lo percorrono gruppi di monaci dalle tuniche zafferano. Vecchietti sulle loro biciclette, giovani ragazzi, molti dei quali in jeans e ray ban, alla ricerca di un po’ di occidentalizzazione.
Sotto il ponte, nelle zone asciutte, contadini coltivano il riso, pascolano gruppi di bufali, una giovane donna con un bimbo in braccio sta cucinando in un wok grossi granchi.
In acqua c’è chi pesca, chi fa semplicemente il bagno, dei bambini si rincorrono ridendo.
Sulle due rive opposte, villaggi nella polvere, fatti di semplici capanne in foglie di palme e bambù, e come forte contrasto l’immancabile pagoda dorata e splendente.
Mandalay Hill
Mandalay ci delude, non ci piacciono il forte e nemmeno la famosa Mandaly Hill, anzi ci sentiamo anche in colpa per avere dato al governo ben 10 $ a persona per vederle.
Belli invece, il monastero Shwemandaw, interamente scolpito nel teak, il Kuthodaw Paya dove ogni piccolo stupa bianco, in tutto sono 729, contiene una lastra di marmo con le iscrizioni dell’intero testo sacro buddista, che vanno a formare il libro più grande del mondo.
Minguin e Ayeyarwady
Partenza per Minguin, arriviamo sulla sponda del fiume, ci invitano a salire tramite una strettissima tavola di legno, prima su una barca, poi ancora su un’altra, e su un’altra ancora, e finalmente nella nostra !
Non è proprio nuovissima, ma galleggia, ed è tutta solo per noi ! ci offrono il loro tipico tè leggero, le immancabili arachidi tostate, banane e arance.
La navigazione è piacevole e osservare la vita sul fiume interessante, molte donne fanno il bucato e ne approfittano per lavarsi, le rive sono tutte un colore di panni stesi al sole.

L’Ayeyarwady è veramente imponente, lo immagino nella stagione delle piogge, quando diventa impetuoso e ricopre tutto, anche dove adesso ci sono orti e piccoli villaggi nomadi.
Minguin ha una bella atmosfera, le pagode sono bianchissime, la rocca gigantesca, tanto che a vederla dal fiume sembra una collina, saliamo fin sopra il tetto, notiamo che i mattoni che la formano sono nella parte crollata, sorretti da piccoli ramoscelli !
Anche questo villaggio è animato, ci sono molte bancarelle, che vendono bei dipinti e oggetti di legno intagliato, compro un a-le, una deliziosa bilancina pesa oppio.
Myanmar sei veramente incantevole!

Prima di ripartire, ci sediamo un poco in riva al fiume, per riempirci la mente e il cuore di queste immagini di vita cosi antiche e genuine.
Myanmar in montagne a Kalaw
A Kalaw l’aria è quella fresca di montagna.
Ci perdiamo subito nel mercato dei cinque giorni, tra i più colorati e animati mai visti, molte etnie arrivano dalle montagne per vendere le loro merci, le donne Pao indossano una veste nera e un turbante scozzese su fondo arancio o rosso, acquistiamo del croccante di arachidi, delle radici di ginger.
Proseguiamo, facendo un po’ di trekking, attraverso gli splendidi paesaggi del territorio Shan, una zona molto fertile, dove incontriamo famiglie di contadini, impegnati nella raccolta e battitura del riso, il tutto è fatto ancora interamente a mano.
Il panorama ha dei colori assurdi, prevalentemente rossastri, capiamo il perché quando arrivati in un villaggio, vediamo la gente che osserva il cielo tramite dei pezzi di pellicola non impressa, c’è un eclissi di sole, ci facciamo dare un pezzo di pellicola, e ci mettiamo seduti con loro a osservare anche questa meraviglia!
Mentre torniamo verso il nostro hotel, notiamo esterrefatti come asfaltano le strade, con una specie di colapasta rettangolare di circa 45/50 cm di lato dove viene messo il catrame bollente, poi passato a mano, pezzo per pezzo lungo la strada, l’asfaltatore indossa delle ciabattine infradito.
Incredibile! Questo spiega il perché le strade del Myanmar abbiano solo una striscia di asfalto centrale e siano messe cosi male.
Myanmar la magia del lago Inle
Due ore circa di auto e siamo a Nyaungshwe.

Su una tipica barca a motore, lunga e stretta come una canoa, andiamo alla scoperta di un mondo nuovo sospeso nel tempo, quello del lago Inle.
Al mattino c’è una leggera foschia, che rende questo luogo ancora più misterioso, ci sono molte barche, su cui i tipici pescatori locali stanno in piedi, remano con uno strano movimento del piede attraverso una lunga canna di bambù tenuta perpendicolare all’acqua.
Questo metodo unico, dà loro la possibilità di muoversi e pescare servendosi di una nassa, che è calata sul fondo del lago.
Alte montagne circonda il lago, sulle rive si affacciano molti villaggi, le case di legno costruite su palafitte, e abitate dagli Intha, i Figli del Lago.
Gli Intha hanno adottato soluzioni uniche per sopravvivere sull’acqua, come quella di creare dei giardini e orti galleggianti, realizzati con ammassi di vegetazione, alghe che tirano su insieme al limo dal fondo del lago, giacinti ed erbe acquatiche in genere, su cui hanno sviluppato raffinate tecniche di coltura, nel far crescere le piante prevalentemente nell’acqua anziché nella terra.
lago inle labirinti d’acqua
Attraversiamo un labirinto di questi verdi isolotti galleggianti sui quali gli intha, coltivano di tutto, pomodori, fagioli, cipolle, insalata, fiori.
Ognuno ha il suo pezzo di orto galleggiante ancorato al fondo del lago con lunghe canne di bambù, lo coltivano stando sempre e solo sulle loro barche.
Continuiamo la nostra navigazione.
Il paesaggio cambia a mano a mano che ci addentriamo, attraverso un dedalo di villaggi formati da case su palafitte, le donne che vanno a fare la spesa al mercato spostandosi in canoa.
I bambini che si lavano e giocano con l’acqua.
Il lago si restringe, diventa canale, le acque sono spesso basse e fangose per raggiungere Indein, un villaggio Pao, a lungo vietato agli stranieri.
Uno spettacolare complesso di stupa in rovina e avvolti dalla vegetazione, per anni dimenticato.
La vera bellezza del lago è comunque, che tutta la vita si svolge sull’acqua, c’è chi pesca, chi si lava, chi fa il bucato…
Scene in cui regna l’armonia con l’ambiente, con la natura circostante. Immagini che trasmettono serenità
Sembra che il modo di vivere possa essere solo questo … e casa sembra ancora più lontana.
Myanmar il mare di Ngapali
Immaginate una spiaggia tropicale, una lunga striscia di sabbia dorata, orlata da alte palme.
Nessuna moto d’acqua o banana boat, nessun beach boy, niente musica, niente vita notturna.
Ora respirate l’aria del mare, ascoltatene il rumore ….
Siete a Ngapali

In circa quindici minuti arriviamo da quello che non è possibile definire aeroporto, al nostro hotel.
L’Amata resort è lussuoso, la struttura in teak, l’inserimento nella vegetazione lo rende appena visibile dalla spiaggia, non rovinando il panorama.
Davanti a ogni hotel, lungo la strada stretta e malconcia, ci sono vari gruppi di ristoranti gestiti da birmani, dove si gusta dell’ottimo pesce freschissimo.
Li proveremo tutti, ma il nostro preferito diventerà la cucina della signora Moy thet, ottima cuoca del Htay Htay’s, davanti al Silver Beach che raggiungiamo con una camminata di circa 1 ora.
i villaggi Jade taw e Lontha
Ogni mattino ci si reca ai villaggi di Jade taw e Lontha, quando tutti i pescatori ritornano.
Scaricano grosse ceste di pesci, tutto il villaggio è in fermento, molte giovani donne con bambini, aspettano il ritorno dei compagni, le donne dividono i pesci, poi con fare elegante li gettano su enormi teli di plastica blu, posati su vari strati di paglia, li lasceranno a seccare al sole per tutta la giornata.
I pesci più grandi sono venduti ai gestori dei ristoranti, altri aperti e diliscati messi sempre al sole, ma su grate di bambù sospese o sopra i tetti delle abitazioni.
È veramente un’altra epoca, il tempo sembra essersi fermato, qui più che in altri posti del paese, la gente è gentile e sorridente, non inquinata dal turismo, dall’occidentalizzazione, dalla civiltà, non arriva la corrente elettrica, non c’è acqua corrente.
Il villaggio Jade Taw di misere capanne ha al suo centro un enorme pozzo, dove tutti attingono l’acqua, durante il giorno s’imbusta il pesce seccato, che sarà poi distribuito e venduto in tutto il paese.
Alla scuola del villaggio lasciamo il materiale portato dall’Italia, matite colorate, pastelli, quaderni, con grande gioia dei maestri e dei bimbi.
Le nostre giornate scorrono con un ritmo lento, iniziano presto il mattino e finiscono presto la sera, tante volte ci sorprendiamo alle 20.30 di essere gli ultimi clienti del locale
le Saq –ka
Le passeggiate lungo la spiaggia, le scorrazzate con le Saq –ka una bici sidecar, che osiamo usare solo noi oltre i locali, andando di continuo fuori strada ! e suscitando una grande ilarità tra tutti gli abitanti dei villaggi di Ngapali.
La gente corre fuori dalle abitazioni per ammirarci e salutarci, molti ci gridano Crazy crazy, e bisogna esserlo, per guidare questo instabile trabiccolo senza freni, ci divertiamo come pazzi, soprattutto noi ragazze, che dal nostro seggiolino salutiamo tutti come delle regine ! un po’ meno i ragazzi che sudano e sbuffano.
Lasciamo anche quest’angolo di paradiso, non senza provare il solito nodo alla gola da distacco.
Ritroviamo il controllo, solo quando vediamo atterrare tutto sbilenco, uno scassato e rugginoso bielica air mandalay … il nostro !
Myanmar Yangon
Arriviamo sani e salvi a Yangon, mentre un tramonto trasforma le risaie in campi dorati.
La sera aspettando la cena, in un piccolo locale molto animato del centro, apriamo un dibattito, su come sia difficile capire per un viaggiatore quello che realmente è la vita per i Birmani.
Molti siti internet sono bloccati, i telefonini non funzionano e li possiedono in pochi, comunicare con il resto del mondo è quasi impossibile, molti abitanti sono stati scacciati dalle zone turistiche per renderle più attraenti.
La popolazione, non ha mai conosciuto parole come diritti civili e democrazia, è passata dalla tirannia di bizzarri regnanti, al dominio inglese, e infine alla dura stretta di questo mostruoso regime.
Il suo meraviglioso fascino antico, è anche la sua più grande maledizione, data da chi, per questa terra e i suoi abitanti ha scelto di fermare il tempo, al progresso, alla civiltà, soffocandola con la violenza.

Where you From? ci chiede una ragazza dai lucenti e lunghissimi capelli corvini, è arrivata munita di un gran sorriso e i nostri noodles .
Italy, rispondiamo in coro …
Ci guardiamo intorno, vediamo solo il pacato dolce sorriso della gente birmana e in lontananza la luce abbagliante e dorata della pagoda

Mingalabar Myanmar !

Non ci sono mai stato ma dalle foto che ho sempre visto non solo della Birmania ma anche dei paesi confinanti, mi attraggono tantissimo le architetture: palazzi, pagode ecc.. hanno uno stile, un colore e una forma cosi particolari..
Ciao il Myanmar è bellissimo , appena possibile ti consiglio di fare un viaggio per visitarlo
Certamente 🙂