Giappone, nippon arigatou gozaimasss … questa frase ce la siamo portata fino a casa, come ricordo del nostro viaggio .
Sono i primi giorni del nuovo anno, confermato il congedo matrimoniale con l’aggiunta delle ferie estive. Prenotiamo il volo per il viaggio di nozze: Giappone con tappe finali Taipei e Hong Kong.
La scelta è stata dettata più dalla curiosità di vedere questo paese così lontano, complesso ed affascinante… Non siamo amanti di sushi, anime, karate e cose simili ma ci siamo detti: “quando mai ci ricapita un mese di ferie?”
Italia- Giappone Tokyo Haneda
Partiamo alle 22.35 puntuali con un nuovissimo Dreamliner, spazioso e spaziale in compagnia delle belle hostess della Qatar. Peccato per Ari, il piccolo pakistano che ci delizia con 5 ore di pianti e capricci…
Breve scalo nella capitale mediorientale e siamo ancora in volo, ora si può riposare.
Arriviamo in Giappone con circa mezz’ora di ritardo, cambiamo qualche yen al bureau e l’ultima metropolitana è già partita.
Non ci sono bus che vanno nel nostro quartiere quindi prendiamo un bel taxi che ci porta a destinazione.
Siamo al MyStays Ueno Inaricho, in una buona posizione vicino alla stazione di Ueno. Camere piccole in perfetto stile giapponese, dotato di prodotti da bagno, come in ogni altra struttura incontrata, pulito e con personale cortese. Dopo 10 minuti abbiamo ricevuto 30 inchini e 52 “please”. Buonanotte!
Giappone Tokyo
Ci svegliamo riposati senza accusare il fuso orario (benedetta sia la melatonina).
Facciamo colazione acquistando i prodotti in uno dei centinaia 7-Eleven che si incontrano per strada: Negozi che vendono di tutto un po’, dalle sigarette, giornali, pasti, bibite, saponi etc.
Ce ne sono di diversi marchi tra i quali Lawson, Family Mart, Kombini e via dicendo.
Passeggiamo per il quartiere di Yanaka, attraversando il parco di Ueno. Dove si trova anche lo zoo e un bel lago coperto di foglie e fiori di loto.
Si alternano case in legno, basse, quasi decadenti, a palazzi e grattacieli avveniristici. Stradine a misura di bicicletta a incroci trafficati, marciapiedi con i sensi di marcia per pedoni e biciclette. Distributori di bibite ovunque, magnifici giardini privati, templi e cimiteri, la casa di qualche artista.
Ci imbattiamo in cartelli incomprensibili:
Divieto di fumare in strada, di cani che saltano le staccionate, di coniglietti che cucinano, sembra di essere in un enorme cartone animato. Il grigio della città è alleggerito da immagini colorate, orsi che sorridono, panda che esultano.
Sempre a piedi arriviamo nei pressi del Senso-ji Temple e, prima di visitare il complesso, pranziamo da Nitenmon-yabu, in una strada vicina. Per il primo pasto in Giappone assaggiamo della tempura-moriawase (ovvero frittura di gamberoni e verdure). Accompagnati dalla zuppa di miso (brodo di pesce con alghe). E una ciotola di riso e degli zaru soba spaghetti freddi accompagnati da una ciotola di zuppa bianca e rafano.
Visitiamo il tempio e mi perdo ad osservare il rituale di purificazione. Con l’acqua, il suono della campana, il lancio delle monete nelle grate di legno, portarsi al viso il fumo dell’incenso;
Estraggo un bastoncino e cerco il cassettino con i medesimi ideogrammi-kanji: BAD FORTUNE… perfetto!
Passeggiamo tra la folla, ordinata, silenziosa, pacata, assaggiamo del gelato-granita e beviamo 32 bottigliette di acqua:
Caldo, afa, umidità alle stelle per gran parte della nostra vacanza.
Torniamo verso l’albergo ed un cartello ci invita ad entrare in un Neko Cafè:
Il Calaugh Cafè un bel locale con luci soffuse, silenzioso e refrigerato zeppo di mici indifferenti e quasi scocciati dalle attenzioni degli umani. Noi siamo al loro servizio, ovviamente… consumiamo le nostre bevande e ce ne andiamo senza disturbarli.
Doccia e riposo in hotel prima di uscire a cena e ci ributtiamo in strada.
I posti che “piacciono a noi” non hanno menù in inglese quindi scegliamo la formula “distributore automatico con le immagini dei piatti”. E con i nostri tagliandini entriamo in un tipico ristorante gestito da una signora tutto fare. Che ci spiega come intingere la pietanza e quali ingredienti mischiare nell’una o nell’altra ciotola. Ci chiede inoltre se vogliamo delle forchette… Non accettiamo l’offerta allettante, ma siamo consapevoli che dobbiamo impratichirci ancora un po’ con le bacchette!
Anche se le temperature in strada sono già da bagno turco, decidiamo di provare l’esperienza dei sentò. Ovvero i bagni pubblici dove i giapponesi si recano per lavarsi accuratamente. E poi immergersi nelle acque bollenti delle vasche, scegliamo il Jakostuyu Sento nel nostro quartiere.
Gli spogliatoi e le rispettive vasche sono separati per uomini e donne ma, entrare completamente nudi è comunque alquanto imbarazzante… Sbircio i vari passaggi e mi immergo in queste rinvigorenti acque… Al muro c’è una bella raffigurazione del Monte Fuji, le acque alcune sono ambrate, altre dotate di idromassaggi altre ancora sono “elettric bath”. Una sorta di scossa nell’acqua che non ho avuto il coraggio di provare. L’ingresso è generalmente comprensivo di shampoo e bagnoschiuma fornito negli spogliatoi ma si devono portare da casa le salviette.

Tokyo Harajuko
Con il rifornimento serale da 7-Eleven, facciamo una lauta colazione in camera. Ed andiamo ad attivare i nostri Japan Rail Pass acquistati in Italia prima della partenza. Con i quali potremo utilizzare la linea metropolitana Yamanote. Scendiamo nel quartiere di Harajuko e percorriamo la famosa Takeshita Dori, la via simbolo dello shopping giovanile ed alternativo. Hello Kitty, My Melody, One Piece, divise da scolaretta, metal e chi più ne ha più ne metta!
Lasciamo il caos della strada pedonale per immergerci nella quiete del parco del Meiji Temple. Sbirciamo le tavolette di buon auspicio scritte da fedeli e turisti, ammiriamo la bellissima struttura e le offerte per i monaci.
Avvertiamo un certo languorino e, nelle immense vie dello shopping del quartiere, scegliamosu consiglio della Lonely Planet il Marukaku. Situato al 4 piano dell’edificio Gyre in Jingumae al quale si accedere direttamente dal negozio Dior al pian terreno. I prezzi per i menù fissi del mezzogiorno sono da ¥ 900. E ci gustiamo un ottimo pasto a base di pesce l’uno e carne con le verdure l’altra sempre accompagnati da riso e zuppa.
Nota doverosa sui bagni pubblici: sempre pulitissimi, dotati di carta igienica e sapone liquido e con le famose tavolette del wc ultra tecnologiche. (massaggio, riscaldamento, doccia anteriore e posteriore…) In ogni luogo comprese stazioni, parchi, alberghi, vagoni etc.
La via è costellata di ristoranti con le forme plastiche dei piatti serviti, di negozi di gadget zeppi di qualsiasi tipo di accessorio marchiato con i personaggi giapponesi e una miriadi di persone, di qualsiasi età,che li acquista. Profumerie, prodotti di cosmetica nonché abbigliamento italiano e dei marchi delle multinazionali.
Shibuya
Riprendiamo la metro ed dopo qualche fermata siamo a Shibuya: Tripudio di schermi, luci al neon, grattacieli e gente che va in ogni direzione con la solita compostezza. Senza clacson che suonano, sempre incollati ai loro smartphone perennemente silenziosi.
Guardiamo e riguardiamo attoniti la massa di gente che si muove sulle famose strisce pedonali. Allo scattare del semaforo verde una nube di persone attraversano il celebre incrocio.
Ci sediamo un po’ vicino alla statua di Hachiko, il cane reso famoso in tutto il mondo dal film con Richard Gere. Immortalato da mille macchine fotografiche come se fosse un eroe di guerra.
Entriamo in una sala di Pachinko, una sorta di flipper verticale dove si vincono le sfere metalliche espulse dalla macchinetta. Il rumore è assordante e l’aria è impregnata di fumo di sigaretta.
Gironzoliamo ancora un po’ e scegliamo una bella sala giochi dove Lele si cimenta in qualcosa con le cuffie, una partita con i mitra, un’altra con i ganci per cercare di accaparrarci un enorme peluche…
Finiti gli spicci e le energie torniamo a Ueno e mangiamo nel mercato adiacente alla stazione. In una delle molte bancarelle che offrono pasti economici e gustosi: ramen piccanti per Lele e un’altra versione più delicata per la signora. Assaggiamo del pane fritto cinese, una sorta di frittella delle giostre dalla forma allungata, senza zucchero in superficie.
Acquistiamo in strada dei biscotti dall’impasto spugnoso simile al pancake ripieno di fagioli rossi, niente male!
Nikko
Oggi la sveglia è anticipata per permetterci di far colazione e prendere la metropolitana fino alla stazione centrale ed il treno per Utsonomyacon destinazione finale Nikko.
Assistiamo alla pulizia minuziosa e lampo dello shinkansen (treno veloce) in arrivo da Kyoto: una squadra di arzilli signori in divisa salgono sulle carrozze e puliscono ogni tavolino, sostituiscono i poggiatesta sporchi, lustrano i vetri con qualche alone, passano una piccola aspirapolvere ruotando i sedili tramite un meccanismo… scendono, ringraziano e salutano con un inchino… eccezionale!
Ci mettiamo in fila attendendo il nostro turno, si aprono le porte, scendono i viaggiatori arrivati a destinazione e saliamo noi, nuovo passeggeri, in una perfetta simbiosi e armonia.
Arrivati in città acquistiamo il ticket giornaliero per il bus, visto che il complesso dei templi è un poco distante e fa già molto caldo.
Paghiamo il primo ingresso al Rinnoji Temple e Taiyu-in in restauro ma visitabile ed estremamente interessante – ed altri per il Toshogu Shrine, saliamo fino alla tomba di Ieyasu ed ammiriamo i bellissimi templi, bassorilievi, le stanze e i soffitti intarsiati.
La visita è molto bella, ci sono tante persone ma essendo abbastanza dispersivo non si fanno code o attese per ammirare i siti d’interesse.
Riprendiamo il bus e dopo il famoso ponte rosso Shinkyo di Nikko ci fermiamo da Hinokuruma per pranzare: ogni tavolo è dotato di piastra riscaldata e si possono cuocere a proprio piacimento gli ingredienti acquistati. Scegliamo due teppanyaki (cottura della pietanza alla piastra) uno di verdure, l’altro con l’aggiunta di pezzetti di seppia e ci cimentiamo nell’impresa.

Nel tavolo dietro di noi stanno festeggiano un compleanno e ci offrono dei Mizu yōkan, un cubetto fatto di pasta di fagioli rossi piuttosto gelatinoso. Ringraziamo per la gentilezza e continuiamo le nostre visite.
Ammiriamo il ponte da vicino e andiamo all’abisso di Kanmangafuchi, una bella passeggiata che costeggia il fiume in compagnia di centinaia di statue con bavaglini o berretti rossi.
Siamo esausti e chiediamo ad un gentile signore un passaggio in auto… ci vergogniamo un po’ a farci portare fino in stazione quindi ci facciamo lasciare di nuovo vicino al ponte e, sulla strada di ritorno ci imbattiamo in una finestrella sulla strada dove si arrostiscono gli odango: 3 palline di pasta gommosa dalla forma tonda, infilzate su di un bastoncino e intrise nella salsa di soia… mmmh diciamo che il contrasto dolce-estremamente salato della salsa non è proprio piacevole per i nostri palati.
Riprendiamo il treno per Tokyo con cambio a Utsonomya e ci fermiamo a Shibuya per fotografare l’incrocio illuminato dalle luci artificiali.
Scegliamo il quartiere di Harajuko per cenare e la scelta cade su un locale con scritte solo in giapponese, sempre con il distributore automatico per le ordinazioni all’esterno e ci gustiamo due ciotole tra le più gustose del viaggio e dei ravioli gyoza!
Non ancora sazi ci facciamo convincere dalle riproduzioni in plastica di crepes, coni gelato e scegliamo due Bubble Tea: una bevanda a base di the arricchito da sfere gommose e un po’ gelatinose a base di amido di patate o tapioca.
Tokyo – Kamakura
Anche questa mattina sveglia prestino per la visita al famoso Tsukiji Market: il mercato del pesce più grande del mondo; scartata a priori l’idea di assistere l’asta del tonno, facciamo un giro in questo dedalo di corsie tra casse di polistirolo colme di pesci, molluschi, conchiglie di ogni genere e forma… i carrelli muletto sfrecciano e si deve fare molta attenzione, troppa per i miei gusti. E’ un ambiente di lavoro e gli addetti sono svegli già da diverse ore per mettere in moto il tutto quindi non si curano dei turisti che passeggiano a naso all’insù.
Scegliamo un mini banchetto che prepara il pesce, un pochino defilato con poche persone in coda e assaggiamo il primo ed unico sushi della nostra vacanza, direi ottimo servito su foglie verdi e accompagnato con del the verde caldo e tanta maestria dei cuochi.
Gironzoliamo nel quartiere che è prettamente commerciale, con diversi edifici di marchi noti come la Sony e torniamo a prendere le valigie in albergo per proseguire la nostra avventura: Kamakura ci aspetta.
La stazione dei treni è vicino al nostro nuovo alloggio Villa Sacra: un’antica casa giapponese trasformata in albergo da diversi artisti giapponesi, gli ambienti sono piccoli ma molto curati. Ci sono a disposizione the e biscotti e una grande doccia, camera doppia bagno in comune.
Lasciamo le valigie e prendiamo il treno per Kitakamaura, in pochi minuti siamo arrivati e cerchiamo il sentiero per arrivare al Daibutsu a piedi… purtroppo dopo diversi tentativi, il caldo estenuante, abbandoniamo l’impresa ma scorgiamo diversi piccoli templi disseminati tra le strette vie e il verde che le circonda.
Ne approfitto per visitare il vasto complesso dell’Enkaju-ji e salgo a piedi fino alla sommità della collina.
Decidiamo di tornare a piedi in hotel per una doccia rinfrescante e poco dopo siamo di nuovo in strada per la cena.
Scorgiamo un piccolo localino con le tipiche tende giapponesi di colore verde: Rokuyata ed assaggiamo del delizioso tofu con gianchetti, una sorta di hamburger di tofu delizioso e due birre fresche.
Vi starete chiedendo T O F U ? Sì, il tofu in Giappone non ha per nulla la consistenza spugnosa di quello in commercio in Italia, è una sorta di pannacotta che si scioglie in bocca davvero squisita.
Torniamo nel nostro alloggio con le belle ciabattine in dotazione nella carinissima Tiger Room con letto a castello in bambù nelle brillanti tonalità del verde.
Kamakura – Kyoto
Lauta colazione acquistata la sera prima da Family Mart e siamo pronti per la visita – questa volta in autobus del Daibutsu, ci sono molte persone e diversi monaci venuti per adorare la grande statua del Buddha e mi fa sempre molto effetto quanto sia genuina la loro fede seppur sempre contornata da mille gingilli e gadget dei posti sacri visitati. Ci riposiamo nel bel giardino che fa da cornice alla grande statua e visitiamo il complesso del Tempio Hasedera, un bellissimo giardino con laghetti, bambù, sentieri che salgono sulla collina con una veduta panoramica sul mare, una statua di Kannon e una grotta.
Riprendiamo il bus per la stazione e dopo aver recuperato le valigie partiamo alla volta di Kyoto.
L’arrivo in stazione è previsto per le 19.11 e, infatti, proprio a quell’ora stiamo scendendo dalla carrozza…
Lasciamo i bagagli al Piece Hostel, camera privata, bagno in comune colazione inclusa, che si presenta subito molto bello, elegante, pulitissimo e moderno.
Le camere sempre un po’ piccole ma dotate di tutto il necessario.
Scegliamo il Cube per cenare, una miriade di locali per tutti i gusti situati all’ultimo piano dell’avveniristica stazione di Kyoto.
Scegliamo un buffet giapponese all you can eat per assaggiare tutte le stranezze proposte, sazi e stanchi ci ritiriamo nella nostra stanzetta.

Kyoto
Si parte alla scoperta della città: il quartiere di Higashiyama sud non sembra molto distante quindi scegliamo di raggiungerlo a piedi, ma il caldo eccessivo rende un po’ difficile il nostro obbiettivo…
Scorgiamo diverse ragazze in kimono e geta (tradizionali infradito in legno) e non capiamo se sono autentiche oppure hanno affittato il kit da perfetta giapponesina, è comunque uno spettacolo vederle sfilare in strada con tanta leggerezza ed eleganza viste anche le temperature bollenti.
Il percorso si snoda tra strette vie tra le quali Chawan-zaka (Via della Teiera) colme di negozi di souvenir, dolcetti e i soliti gadget, templi dai tetti aguzzi, casette in legno e giardini, visito il Kiyomizu Dera, stupefacente la struttura in legno che sorregge il padiglione principale ma dapprima entriamo nel Tainai Meguri, una scalinata completamente buia porta in una stanza altrettanto oscura dove al suo centro c’è una pietra liscia e fredda, una sensazione strana quasi di smarrimento e paura. La strada degrada dolcemente e proseguiamo con la visita del Kodai-ji i suoi bei giardini, e l’annesso museo.
Scendiamo ancora ed attraversiamo il Maruyama-koen, un enorme parco e ci troviamo nel quartiere commerciale, incasinato e frenetico, pieno di banche e negozi moderni… ci fermiamo a pranzare in un simil fastfood che serve piatti della tradizione: curry e riso per Lele e della carne con verdure per me.
Torniamo a piedi in stazione e prendiamo un treno per la spettacolare visita a Fushimi Inari, forse l’attrazione più famosa del Sol Levante. Migliaia di torii rossi si susseguono fino alla cima del monte, ci sono piccoli cimiteri con i cani di pietra a vegliare sui defunti… inutile descriverlo, un’emozione molto bella conquistata con fatica ma assolutamente da vedere, il cielo ci ostacola, manda forti tuoni e qualche bagliore per farci desistere, ma arriviamo in vetta.
Torniamo in città, il sole sta tramontando ed il nostro corso di bentò ci aspetta!
In ostello hanno organizzato una lezione di cucina per preparare i pasti che, le mamme giapponesi sono solite confezionare per i figli che vanno a scuola: scatolette colorate colme di riso, vedurine e altre prelibatezze tagliate a forma di cuore, corone, pinguini, panda e orsetti per la gioia dei più piccoli e non solo!
Le nostre creazioni vengono apprezzate e, poco dopo inghiottite!
Approfittiamo delle lavatrici ed asciugatrici a disposizione in ostello a pochi spiccioli e – con il senno di poi – vista la disponibilità e l’economicità delle lavanderie nelle strutture ricettive, avremmo portato molti meno abiti.
Nara e Arashiyama
Oggi programmiamo la visita alla cittadina di Nara, famosa per i cervi che popolano tranquillamente i suoi giardini e le sue strade.
Li accarezziamo un po’, li ammiriamo mentre mangiano centinai di biscotti venduti dagli ambulanti, sgranocchiarsi le cartine dei passanti ignari ed entro a visitare il Todai-ji, bellissime come sempre le rappresentazioni del Buddha a grandezze spropositate.
Visiamo il giardino Yoshikien, gratuito per i turisti stranieri, molto curato e ombroso, piacevole sensazione vista la calura.
Purtroppo per l’Isuien Garden – di fianco al primo visitato – è il giorno di chiusura quindi non possiamo entrarci.
Torniamo verso la stazione ma il tragitto è piuttosto lungo quindi prendiamo un bus e poi il treno per Kyoto.
Essendo già in stazione, prendiamo il treno per Arashiyama, la famosa foresta di bambù e ci godiamo di questo bello spettacolo dall’interno del giardino del Tenryu-ji , un tripudio di fiori, alberi, carpe nel lago e bellissimi alberi bonsai e non.
Torniamo in città esausti e scegliamo il Shinpukusaikan per la cena, io dei bamboo ramen e lele il piatto tipico veramente buonissimi: il locale è di poche pretese, si divide il tavolo con altri clienti ed è davvero tutto ottimo, la gente fa la fila fuori per mangiare qui. Super consigliato e a pochi passi dalla stazione.
Kyoto
Oggi tocca al Kinkaku-ji, il famoso Padiglione d’Oro, è super affollato e forse a causa della molta gente perde un pochino del suo fascino, sicuramente maestoso… ci sottoponiamo all’ennesima intervista in inglese da parte dei bambini giapponesi che studiano la lingua e riceviamo in regalo un disegno del monte fuji con il mio nome “Serina”!
Scegliamo poi il Castello Nijo , una visita che si scosta un pochino dai templi ma con degli interni finemente decorati, con un “parquet ad usignolo” che avvisa del passaggio dei visitatori. Bellissimi i giardini, i fossati e le mura di difesa.
E’ ora di pranzo e scegliamo il centro commerciale della stazione ferroviaria per stare un po’ al fresco, assaggiamo due yokonomiyaki ovvero delle frittate fatte di pasta dei noodles, uovo e foglie di verza con l’aggiunta di ingredienti a piacimenti tra i quali carne o pesce e della salsa otafuku una sorta di caramello a base di soia, sale, zucchero e chi altrosacosa che conferisce un sapore agrodolce al tutto.
Ci riposiamo un pochino in ostello e dopo quasi 45 minuti di bus nel quale sentiamo ripetere come un mantra dall’autista il famoso “Arigatou Gozaymasss” sibilante ad ogni passeggero che scende dalla vettura, siamo pronti per il Funaoka onsen.
Dopo esserci lavati, rilassati, pesati e massaggiati con la poltrona vibrante negli spogliatoi, torniamo in strada per prendere il bus che ci riporterà in stazione.
Cena in ostello acquistata in un Family mart, ho voglia di insalata e frutta: ecco, la frutta in Giappone è molto costosa e se ne trovano di poche varietà, invece la verdura è sempre presente sotto forma di insalate, e nei vari piatti cucinati.
Kyoto – Monte Koya
Partiamo alle ore 9 per Osaka, cambiamo a Shinimamiya e Yamamoto per giungere al Monte Koya. (Heritage Pass ¥ 2.860 che include treno e funicolare a/r, corse sui bus per 2 gg)
Lasciamo i bagagli al monastero buddista Yochi-in che ci ospiterà questa notte, la camera doppia bagno in comune. Il luogo è quasi surreale, un’oasi di pace, silenzio, un giardino zen a grandezza naturale, gli uccellini, il fresco delle montagne, i pini secolari.
Usciamo dal monastero e poco distante c’è il complesso del Danjo Garan magnificamente tenuto entro nella Daito Pagoda, dipinta a colori vivaci e nella sala principale – Kondo Hall, belli i viali, curatissimi, le pagode in legno e la grande ruota che, con l’aiuto di altri giapponesi in visita, facciamo girare con grande fatica.
Rientriamo in monastero e ci rilassiamo nella nostra bellissima camera: pavimento in tatami, futon, yukata, un piccolo giardino ed una verandina con due piccole sedie ed un tavolino: tutto perfetto, il silenzio, la tranquillità.
Ci concediamo un po’ di relax anche nel bagno pubblico a disposizione, è piccolino ma estremamente pulito.
Alle ore 18 viene servita la cena vegetariana buddista (non si utilizzano aglio e cipolla), sempre sul tatami, in un’area comune.
E’ tutto molto buono, fatto di molte piccole portate, diverse da quelle assaggiate finora.
Partecipo poi con gli altri ospiti della struttura tutti giapponesi tranne un tedesco con compagna nipponica, alla trascrizione dei sutra (shakyo), su di una carta velina viene ricalcato il disegno sottostante con un pennellino morbido, un’impresa epica a causa anche del ventilatore che mi alza la carta velina…
Alle ore 9 stiamo già riposando visto che domattina la campana suonerà presto…
Monte Koya – Himeji
Alleo ore 6 puntuali la campana risuona nei corridoi e poco dopo siamo nel tempio per la preghiera mattutina. La spiegazione è interamente in giapponese, ma è comunque piacevole ascoltare il monaco che con voce pacata ci spiega qualcosa: Judo, Doraemon, Newton, non capisco null’altro…
Dopo i vari rituali benediciamo il disegno fatto la sera prima nella speranza che si esaudisca il desiderio espresso. La colazione è pronta e, seppur non presenti nulla di dolce o tipicamente occidentale, è quasi piacevole.
Ci dirigiamo verso l’Okunoin, l’enorme cimitero nel bosco, miglia di tombe si susseguono, statue, alberi, un piccolo ruscello e ancora mausolei e offerte dei fedeli.
Arriviamo fino al tempio delle lanterne dietro al mausoleo di Kukai, uno dei più suggestivi visti, dove 20.000 lanterne illuminano la grande struttura e una fiamma arde incessantemente.
Ci sono altre due strutture colme di lanterne tra le quali una al piano interrato del tempio dove migliaia miniature del Buddha sono messe in fila in dono ai propri cari.
Gironzoliamo ancora un po’ per questo paese quasi incantato, sembra di essere in una fiaba…
Purtroppo è ora di riprendere il cammino quindi con armi e bagagli ripercorriamo a ritroso con il bus la strada che porta alla stazione della funicolare, poi il treno fino a Shinimamiya, la metropolitana per Osaka e giungiamo a Himeji.
Usciamo dalla stazione e davanti a noi un favoloso edificio bianco appollaiato su di una collina si erge maestoso, fiero come un airone.
A piedi raggiungiamo l’Hotel Livemax Himeji-Ekimae dove abbiamo una bella camera doppia con cucina nascosta dentro l’armadio e bagno privato.
Nel frattempo il sole sta tramontando e il cielo si dipinge dei colori più belli visti fin d’ora in Giappone…
Ceniamo in un locale pieno di giovani giapponesi, una sorta di fast food con prodotti tipici e l’immancabile distributore di tagliandini per le ordinazioni.
Raggiungiamo il castello illuminato a giorno dai potenti fari: ci sono un sacco di persone che fanno jogging nel parco del castello, coppie che passeggiano e mici che pisolano nei giardini curati.
Himeji – Hiroshima
Dopo un’abbondante colazione in camera raggiungiamo il castello già invaso di turisti ,con una coda lenta e resa estenuante dalla calura, ammiriamo la struttura che si erge per molti piani. Pavimento e travi in legno sembrano racchiudere secoli di intrighi e segreti.
Pranziamo in un piccolo locale che espone 3 piatti in plastica, le uniche portate disponibili, la semplicità e la genuinità dei gestori ci conquista e ci gustiamo 2 ottimi ramen e dei gyoza squisiti.
Recuperiamo gli zaini e siamo in partenza per Hiroshima dove incontriamo alla stazione un simpatico anziano che, canticchiando le sinfonie che il suo ipod trasmette, ci accompagna a piedi fino al nostro alloggio: l’Urbain Hiroshima Central, camera doppia bagno privato – colazione e bevande disponibili h 24/24
Ci dirigiamo subito al parco della memoria e dietro l’angolo appare il monumento simbolo di quel fatidico 6 agosto 1945…
Due giorni fa era l’anniversario ed ancora ci sono corone di fiori, gazebi e ricordi lasciati dai passanti…
E’ tutto molto toccante, seppur meticolosamente illustrato su cartelli esplicativi e fotografici.
Le centinaia di catene di origami che vengono lasciate al monumento della piccola Sadako sono un pugno nello stomaco…
Visitiamo il Memoriale nazionale della pace per le vittime della bomba atomica (gratuito) e ci perdiamo tra la stanza circolare che riproduce la devastazione della città, la visione di video, le storie dei piccoli studenti e la lettura di alcuni documenti nella ricchissima biblioteca.
Ceniamo poco distante in un anonimo localino dotata di bancone e piastra enorme con degli ottimi okonomiyaki, nessun menù in inglese, nessuna riproduzione in plastica, essenzialità e squisitezza allo stato puro.
Ripassiamo per il parco illuminato dai grandi fari, il duomo appare ancora più triste, spigoloso e sinistro, quasi un mostro…
Ci concediamo un po’ di relax nel sentò dell’hotel, una stanza di dimensioni medie ma con una bella vasca: domani sarà una lunga giornata…
Hiroshima – Miyajima
La colazione in hotel è degna di nota, con diversi accorgimenti anche per noi che non mangiamo zuppa di miso e polpette alle 8 di mattina.
Riprendiamo le visite iniziando dal Museo della Pace, con alcune aree chiuse al pubblico perché in ristrutturazione. La struttura è avveniristica, imponente e racchiude tutti gli orrori e le tragedie da quel fatidico giorno fino ai giorni nostri. Dura, affascinante, necessaria quella lunga visita. Viene anche rispettato un minuto di silenzio tra la folla che riempie le sale del museo, un lunghissimo minuto, assordante.
Riprendiamo in spalla gli zaini e proseguiamo nel nostro viaggio, prossima tappa Miyajima.
Arriviamo in stazione e da lì, siamo subito al porto dove prendiamo il traghetto per la piccola isola.
Abbandoniamo le valigie ai gentilissimi proprietari del Sakuraya e ci buttiamo nelle strade colme di turisti. Anche qui i cervi sono i padroni indiscussi e sono molto più intraprendenti di quelli di Nara. Frugano nelle tasche e nelle borse dei passanti e mangiano letteralmente cartine, borse e pashmine.
Facciamo le foto di rito al Torii nell’acqua al tramonto, lasciamo defluire lentamente la marea di gente e ci godiamo questo angolino di paradiso in relax e silenzio.
Ceniamo da Kishibe, un localino autentico con piastra al bancone e gustiamo degli yakisoba di mare e con salsa kumachi e dell’ottima birra
Le strade sono deserte, illuminate dalle piccole lanterne di carta, i cervi passeggiano indisturbati, una coppia di giapponesi in kimono fa risuonare il rumore dei propri sandali in legno in lontananza.
Un bagno caldo nel sentò della ryokan e ci ritiriamo nella nostra bella stanza.
Miyajima – Fukuoka – Okinawa
Il risveglio è piacevole, coccolati dal futon appoggiato su questa distesa di paglia intrecciata, liscia, perfetta. La camera è molto ampia, luminosa, lo yukata fresco è piacevole sulla pelle ed il the verde è un toccasana… non poteva iniziare meglio la nostra giornata.
Facciamo colazione in camera, acquistata la sera prima al piccolo supermercato dell’isola.
Partiamo alla scoperta del territorio: funivia e funicolare sul Monte Misen e siamo in vetta! (¥ 1.000 a tratta)
Il panorama è incantevole, mi ricorda un po’ la baia di Halong seppur non ci sono mai stata… e forse non c’entra nemmeno molto.
Fa molto caldo, il sentiero serpeggia tra la vegetazione e le rocce in un susseguirsi di saliscendi e scalinate. Ci sono dei piccoli templi e poco distante una bella terrazza panoramica, scegliamo di scendere a piedi per il sentiero che porta al livello del mare nella speranza di vedere qualche scimmia ma incontriamo solo due cervi mansueti.
Torniamo dalla signora del Kishibe per pranzare e ci gustiamo soba e udon, assaggio in strada le famose ostriche fritte ma direi proprio che non sono il mio genere…
Gironzoliamo ancora un po’ per le strade dell’isola sovraffollate di turisti e, ritiriamo i nostri bagagli per traghettare sulla terraferma.
Prendiamo la metropolitana e poi il treno fino a Fukuoka dove andiamo direttamente in aeroporto per prendere il volo delle 20.15 per Naha – Okinawa acquistato mesi prima sul sito della Peach Airlines.
Il volo è breve, atterriamo in aeroporto e dopo una lunga attesa – visti i canoni giapponesi – prendiamo il bus per trasferirci all’area internazionale, dove possiamo prendere la monorotaia che ci porterà in città in una ventina di minuti.
Cerchiamo il nostro alloggio per la notte: la Minshuku Getto, camera doppia bagni condiviso, pavimento in parquet, futon, senza infamia e senza lode.
Okinawa – Akajima
Colazione acquistata la sera prima al SevenEleven e ci dirigiamo a piedi al porto, dove ci attendono i due biglietti per il traghetto diretto ad Aka Jima gentilmente prenotati dalla guesthouse dell’isola. Ci imbarchiamo sul traghetto delle 10:00 arriviamo a destinazione alle 11:30 dopo un bell’acquazzone… il sole poco dopo torna a fare capolino e vediamo emergere i meravigliosi colori di queste isole. Mangiamo qualcosa e ci fermiamo nella spiaggia sotto alla nostra sistemazione: Kawai Diving & Guesthouse. La camera è molto spaziosa, con letti futon, il bagno è condiviso sempre dotato di prodotti da bagno, il tutto è piuttosto spartano ma ci preparerà delle deliziose cene di pesce fresco pescato in giornata. Colazioni freschissime, sempre differenti. Personale gentilissimo e la possibilità di fare escursioni di diving e/o snorkeling.
Nella spiaggia sottostante la sera vengono i cervi di kerama in cerca di cibo, sono più piccoli rispetto ai cervi “normali” e non si fanno avvicinare dall’uomo.
Akajima
La sveglia sarà sempre circa alle ore 07.30 per poterci gustare insieme agli altri ospiti la colazione sulla terrazza; le giornate saranno vissute a pieno, con ciliegina finale la sera, la vista delle stelle cadenti, unico passatempo della famiglia della guesthouse e penso dell’intera isola.
Visitiamo Nishibama beach, la più famosa dell’isola e l’unica attrezzata con ombrelloni e sdraio: molto bella e ricca di pesci e barriera corallina.
I giapponesi praticano moltissimo diving o snorkeling tutti vestiti, dalla testa ai piedi, e quando escono dall’acqua restano tali, sotto l’ombrellone… Gustando bibite gassate e gelati.
Akajima
Oggi scegliamo di spingerci fino a Geruma e Fukaji, le piccole isole collegate da grandi ponti, le spiagge sono libere e siamo soli, completamente soli a godere di questo mare meraviglioso.
La serata si allieta con delle stelline e dei fuochi d’artificio per bambini: chi fa spegnere per ultimo la miccia vince… anche gli adulti sembrano divertirsi e noi, li guardiamo un po’ increduli ed un po’ complici di questo passatempo innocente…
Akajima
Seguendo la strada asfaltata che porta a ovest, otre la guesthouse, andiamo in cerca di secret beach, scendiamo un sentiero e ci ritroviamo ancora una volta in una baia deserta, con sabbia bianchissima e mare cristallino.
Akajima
Prendiamo il traghetto per Zamami (¥ 600 A/R) ed a piedi raggiungiamo Furuzamami Beach (circa 1 km), affittiamo un ombrellone perché il sole è veramente cocente e ci godiamo questo paradiso – un po’ più affollato rispetto alle spiagge dei giorni scorsi – fino alle 17.30 quando riprendiamo il traghetto per tornare verso casa… anche questa volta veniamo letteralmente travolti da un acquazzone tropicale e, zuppi ma felici torniamo alla guesthouse.
Akajima
Questa mattina immersione! Non voglio andarmene da questo posto incantevole senza aver sfoggiato le mie doti da subacquea fresca di brevetto! Mi noleggia tutta l’attrezzatura la guesthouse dove alloggiamo, e mi godo i fondali dell’isola ed i suoi abitanti.
Nel pomeriggio passiamo il nostro tempo a sunset beach, a pochi minuti a piedi dalla nostra sistemazione; anche qui, per gran parte del tempo siamo soli… inizia a piovere, ed è ora di cena…
Akajima – Okinawa
Oggi diluvia, letteralmente, impossibile fare il bagno, attendiamo la nostra partenza in guesthouse pianificando le prossime tappe del viaggio. Il traghetto salpa alle 16.30 ed arrivati in porto ci dirigiamo all’ Hotel Blion Naha . Lasciamo le valigie e ci dirigiamo verso il mercato per mangiare, ma i tavoli sono tutti pienissimi, non accettano ulteriori prenotazioni e quindi cambiamo programma: troviamo un piccolo locale sotto la galleria di negozi e assaggiamo zuppa e un piatto delizioso con verdure, tofu, carne, riso e dei dolcetti fritti deliziosi . Facciamo un giro tra le bancarelle, acquistiamo del the al gelsomino, fedele compagno dei nostri pasti sull’isola, gironzoliamo ancora un po’ e poi torniamo in albergo.
Okinawa – Taipei
La sveglia ci chiama alle 06.30 e dopo una buona colazione in hotel ci dirigiamo verso la monorotaia con destinazione l’aeroporto, Taipei ci aspetta!
Che dire di questo viaggio strano? Nulla di più, il Giappone è da vedere, assolutamente!
“Mettere in moto un oggetto richiede un grande sforzo, eppure, superata la difficoltà della partenza il moto diventa sempre più facile da mantenere. Si fa molta fatica a spingere un’auto, ma una volta in movimento non richiede quasi più nessuno sforzo: la si lascia andare alla sua velocità. Anche viaggiare è questione di mantenersi in movimento. Di resistere alla gravità. In caduta libera verso l’orizzonte; sempre in caduta però, mai in atterraggio. “ (cit.)

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